Giovanni Verga

La Lupa

Scene drammatiche in due atti (1886)

 

Edizione di riferimento: Giovanni Verga, I romanzi brevi e tutto il teatro, Introduzione generale di Giuliano Manacorda, Note introduttive di Giuliano Manacorda, Santino Spartà e Concetta Greco Lanza, Grandi tascabili economici, Newton Compton, Roma 1996

 

PERSONAGGI

La Gnà Pina, detta la Lupa, ancora bella e provocante, malgrado i suoi trentacinque anni suonati, col seno fermo da vergine, gli occhi luminosi in fondo alle occhiaie scure e il bel fiore carnoso della bocca, nel pallore caldo del viso.

Mara, sua figlia, giovanetta delicata e triste — quasi la colpa non sua le pesasse sul capo biondo, e non osasse fissare in viso alla gente i begli occhi timidi.

Nanni Lasca, bel giovane — tenero con le donne, ma più tenero ancora del suo interesse; sobrio e duro al lavoro, come chi mira ad assicurarsi uno stato. — Fronte bassa e stretta, sotto i capelli ruvidi — denti di lupo, e begli occhi di cane da caccia.

Bruno, contadinotto sano ed allegro, che piglia il tempo come viene di lassù, e le ragazze come capitano nell'aia.

Cardillo, forte e paziente al pari di un bue, di cui ha il pelo fulvo, che sembra mangiargli il volto — ed anche il giudizio.

Neli, giallo e allampanato, roso dalla malaria, che lo butta stremato in un canto, dopo ogni giornata di lavoro.

Compare Janu, capoccia — serio e contegnoso come conviene all'età e all'ufficio suo — fedele alle buone usanze antiche sin nel taglio della barba, che porta a guisa di due lasagnette grigie al sommo delle guance. — Sputa grave e sentenzioso meglio di Ponzio Pilato.

La zia Filomena, vecchietta arzilla e indurita al lavoro. — Parla come un oracolo, e ne sa più del capoccia.

Grazia, ragazza che sembrerebbe un uomo, tanto è piatta e abbronzata, se non fosse il riso delle labbra fresche e degli occhi nerissimi.

Lia, contadina quasi senza età e senza sesso anche lei, sciupata dagli stenti — e sorridendo nonostante alla vita e all'amore.

Malerba, il buffone della compagnia — faccia di scimmia, dal ghigno malizioso.

Nunzio, ragazzo magro e nero come un grillo.

Nel contado di Mòdica.

ATTO PRIMO

Nell'aia, sull'imbrunire. A destra la capanna dei mietitori, a sinistra una gran bica; mucchi di covoni e di attrezzi rurali, sparsi qua e là. In fondo l'ampia distesa della pianura carica di messe, già velata dalla sera, e il corso del fiume, tra i giunchi e le canne palustri. Si odono passare in lontananza delle voci, delle canzoni stracche; il tintinnio dei campanacci delle mandrie che scendono ad abbeverare, e di tanto in tanto l'uggiolare dei cani, sparsi per la campagna, sulla quale scorrono delle folate di scirocco, con un fruscio largo di biade mature. Negli intervalli di silenzio sembra sorgere e diffondersi il mormorio delle acque e il trillare dei grilli, incessante. La luna incomincia a levarsi, accesa — sbiancandosi man mano, in un alone afoso.

Scena prima

Bruno, Malerba, Neli, Cardillo, Grazia e Lia stanno seduti in crocchio, dopo cena, ascoltando una fiaba che nana la zia Filomena. Compare Janu sull'uscio della capanna, fumando. Nunzio sbocconcella pian piano un tozzo di pan bigio, accoccolato sulle stanghe della treggia, in fondo all'aia.

FILOMENA (narrando): La Maga dunque...

CARDILLO (levando il capo ad ogni soffiar di vento): Sentite che scirocco? Domani si vuol sudare il pane!

FILOMENA (seccata): Mi lasciate narrare la fiaba?

CARDILLO (con una spallucciata): A voi.

FILOMENA: La Maga dunque se ne stava nel palazzo incantato, tutto d'oro e di pietre preziose, e come passava un viandante s'affacciava alla finestra per tirarlo in peccato mortale. Giovani e vecchi, vi cascavano tutti!... religiosi anche, e servi di Dio!...

BRUNO (ridendo): Bene, bene!

FILOMENA: Voi che cosa avreste fatto? Se vi ho detto che era una Maga!... e di vecchia si faceva giovane!... bianca e rossa come una ragazza di quindici anni!... con due occhi in fronte che erano due stelle!...

MALERBA (ghignando): Bene, bene, ditemi dove sta di casa!

FILOMENA: Dove sta? All'inferno! E volete sapere che ne faceva di quei poveri disgraziati, poi? Con un colpo di bacchetta, paff! li mutava in asini o in maiali, con rispetto parlando. Finché un santo eremita, che venne a saperlo, disse: Qui bisogna che vada io, se no finisce il mondo...

CARDILLO (colla sua aria bonacciona): Uno che si pigliava le corna altrui, quel santo eremita, e se le metteva in testa!

MALERBA (sghignazzando): Eh! eh! avrà voluto provare anche lui!...

FILOMENA (scandalizzata): Così parlate dei santi? Allora non dico più nulla.

MALERBA: Infine non me ne importa. Son storie che si raccontano.

FILOMENA: Storie? Saranno storie! Però accadevano allora, quando c'era il timor di Dio!

BRUNO (in tono di scherzo): No, no, ci credo! Quando vi guardo negli occhi, comare Grazia, ci credo alla Maga!

Le scocca un bacio da lontano, colle dita.

JANU (gravemente, togliendosi la pipa di bocca): Maga o non Maga, sapete come dice il proverbio? «L'uomo è il fuoco, la donna è la stoppa: viene il diavolo e soffia!»

BRUNO (alle ragazze, facendo per abbracciarle): Soffia tu, che soffio io! Ora son io la stoppa, com'è vero Dio!

GRAZIA (lo respinge ridendo): Tenetevi le vostre mani, però!

CARDILLO (col fare di un puledro messo a un tratto in allegria): È la favola della Maga che ci ha messo il pizzicore addosso! Facciamo quattro salti!

BRUNO (al ragazzo): Su, su, Nunzio! Mano alla zampognetta!

NELI (brontolando): Quattro salti! Vi ringrazio tanto!... Come se fossi stato a spasso tutta la giornata!...

JANU: Come se fossi stato a spasso! Te la pago la giornata, sì o no?

NELI: Me la pagate... me la pagate... Ora ho le ossa rotte. Vi ringrazio tanto.

CARDILLO: Non gli badate a quel poltronaccio. Su, Nunzio, suonaci il ballo tondo. Qui non si spende nulla.

BRUNO (allegro): Comare Grazia, su!... Gnà Lia! Ora comincia il festino!

Nunzio, si alza, cava fuori la zampognetta dalla bisaccia appesa alle stanghe della treggia, e comincia a suonare, dondolandosi goffamente ora su di un piede e ora sull'altro.

MALERBA (a Grazia e Lia): Ehi, ragazze!... Si fanno pregare anche loro! Benedetta la gnà Pina che porta l'allegria dove va lei!

Sghignazzando.

Quella sì che non si fa pregare!

BRUNO (chiamando ad alta voce verso il fondo della scena): O gnà Pina!... Che diavolo fa sino a quest'ora? Ci voleva tanto a raccogliere quelle quattro spighe?

Torna a chiamare c.s. in tono di scherzo.

O venite qua, gnà Pina bella!

SCENA SECONDA

Nanni Lasca, dalla sinistra in fondo, con una forca sulle spalle, e i suddetti.

NANNI (in tono di scherzo anche lui, ficcando la forca nella bica): Ohi! non gridare al lupo, se no viene e ti mangia!

BRUNO: Ah, che ne hai fatto della gnà Pina?

NANNI: Io? Non ne ho fatto niente. L'ho forse legata alla cintola la gnà Pina?

CARDILLO (col suo riso grossolano): No. È lei che ti corre dietro le calcagna!

NANNI: Ho altro pel capo adesso! Dopo una giornata di mietere! Vengo da governare le bestie.

MALERBA (chiamando lontano, colle mani alla bocca, in tono di scherzo): Venite qua dunque, gnà Pina bella!... Gioia mia!

JANU: Zitto, linguaccia!

MALERBA (sempre in tono di scherzo): Gioia mia! Gioia vostra! Ce n'è per tutti colla gnà Pina!

CARDILLO: Intanto il suono si perde. A noi, zia Filomena!

Comincia per ischerzo a ballare di faccia a lei.

Date voi il buon esempio... Per mostrare a queste ragazze come si faceva ai vostri tempi!

FILOMENA (Si alza vispa ed allegra): Ai miei tempi si diceva: «Vile chi si pente!».

Si mette a ballare di contro a Cardillo.

Il buon panno sino alla cimosa!

Continua a ballare dirimpetto a compare Janu, per invitarlo, dopo che Cardillo ha terminato.

Facciamoglielo vedere, compare Janu, il buon panno antico!

JANU: Eh! Panno vecchio ormai!... che volete farci!

GRAZIA (eccitandolo, con gaiezza): Vile chi si pente, compare Janu!

JANU (risolvendosi infine): E va bene!

Si alza e comincia a dondolarsi goffamente di faccia alla zia Filomena; poi, quando costei torna a sedere, va ad invitare allo stesso modo la Grazia.

Ora a te, che hai la lingua lunga, cutrettola!

Grazia balla con compare Janu, e dopo che costui è tornato a sedere, va ad invitare Bruno come hanno fatto gli altri, ballando di contro a lui.

BRUNO (saltando in giro allegramente, e facendo scoppiettare le dita): Ohi! Ohilà!

NANNI (ridendo): O Bruno, questo lavoro non te lo paga oggi compare Janu!

BRUNO (continuando c.s.): Non me ne importa! Lo fo per amore! Ohilà! ohilà!

Dopo che Grazia è tornata a sedere accanto alla zia Filomena, va ad invitare Lia, sgambettando dinanzi a lei.

Ohilà!

NELI (brontolando, sdraiato sulla paglia): Bel gusto!... Divertitevi!

MALERBA (facendosi avanti e tirando Brumo per un braccio): A me ora! Un po' per uno!

BRUNO (svincolandosi): Va' al diavolo! Ohi! Ohilà.

SCENA TERZA

La gnà Pina dal fondo a destra, con un fascio di manipoli sul capo, e i precedenti.

MALERBA (correndo colle braccia aperte verso la gnà Pina che ha buttato il fascio di spighe in un canto, e s'avanza sorridente, rassettandosi il fazzoletto in capo): O gnà Pina!... benedetta! gioia mia!... cuore mio!... Venite qua che vogliamo fare un terremoto!

PINA (ridendo): No... Voglio ballare con compare Nanni...

Con civetteria facendo una bella riverenza a Nanni Lasca

se son degna di questo onore...

MALERBA (ironico): Ah, dev'essere proprio lui? Lo sappiamo che vi piace! Un pezzo che lo sappiamo! Buon pro vi faccia!

PINA (sdegnosa): E a voi chi vi parla adesso?

MALERBA (canzonatorio): Parla a te, Nanni! Non vuoi sentirci di quell'orecchio?

BRUNO (ridendo): Nanni Lasca non vede e non sente.

PINA (a Nanni, tra scherzosa e ironica, canticchiando nel passargli accosto):

«O voi che avete occhi e non vedete,

allora di quegli occhi che ne fate?».

CARDILLO: Su, su, Nanni!... poltronaccio!

NANNI (brontolando): Avete voglia, voialtri! Prima una giornata colla falce in pugno!... E poi pigiarsi le budella anche! Come se v'invitassero a maccheroni e stufato, adesso!

JANU (ridendo): Nanni Lasca non fa niente per niente, gnà Pina.

PINA (a Nanni con civetteria): E voi sapete che vi dico? «Chi non mi vuole non mi merita».

Va ad invitare Cardillo e balla con grazia dinanzi a lui, tenendo distese le due cocche del grembiule colla punta delle dita, e piegando il capo sull'omero.

CARDILLO (eccitandosi): Tanto peggio per Nanni Lasca!... Mi sento diventare un leone con voi!... Fossi anche morto nel cataletto, guardate!

MALERBA (accendendosi anche lui al veder ballare la Pina): Un po' anche a me, gnà Pina!... Non mi tengono le catene!... Chi non vi vuole non vi merita!... Perdete il ranno ed il sapone con quella bestia di Nanni Lasca!...

GRAZIA (ridendo): Vile chi si pente, compare Nanni!

NANNI (pigliando fuoco infine lui pure, e risolvendosi ad alzarsi, con un risolino goffo): Sangue di...! Corpo di...! Se mi pigliate per quel verso! Via, eccomi qua.

PINA: «Chi tardi arriva male alloggia», compare Nanni!

Gli volta le spalle con una risata, e se ne va a destra colle altre donne.

NANNI (piccato): Ora che mi avete scaldato le orecchie? Ora non mi tengo più! Mi sento un Mongibello!

SCENA QUARTA

Mara dal fondo a destra, con un covone di spighe sul capo, e detti.

NANNI (andando incontro a Mara, che va a deporre il covone accanto a quello di sua madre): Vostra madre mi ha lasciato nel meglio, gnà Mara! Almeno venite qua voi. Voglio fare il ballo tondo! Voglio sudare una camicia!

MARA (ravviandosi, in aria timida): Vi ringrazio, compare Nanni...

NANNI: Non volete neanche voi?... perché ve lo dico io?

MARA (sempre più imbarazzata): No, scusatemi... non ballo.

NANNI: Che avete? le gambe molli? O avete il cuore duro?

MARA (a capo chino, rossa fino ai capelli): No... Vi ringrazio anzi... Scusatemi, compare Nanni.

NANNI (tra piccato e scherzoso):

«Cuore duro, cuore di sasso!

La voglia in corpo mi lasciate adesso?...».

MALERBA (canzonatorio a Nanni): Ma no! ma no! Vuoi che si piglino pei capelli con sua madre?

PINA (a Malerba, bruscamente): Finiamola! Lasciate in pace mia figlia!

MALERBA: Chi ve la tocca?

A Nanni dandogli uno spintone per ischerzo.

Lasciala in pace!...

NANNI (ridendo): Ah! Si fa questo giuoco, adesso?

(Ricambia la spinta a Neli.

A te!

NELI (che sta per cadere, si rivolta irato): Eh... Io che c'entro!

Poi si sfoga con Bruno, dandogli un urtone.

Divertitevi tra voi!

BRUNO: Ah sì? Ah sì?

Tenta di abbracciare Grazia.

Ora tocca a voi, bellezza!

GRAZIA (lo schiva ridendo, e respinge Malerba dall'altra parte): Non mi piace questo giuoco.

Lia scappa essa pure.

MALERBA (finge di barcollare, avanzandosi verso la gnà Pina colle braccia aperte): Allora la gnà Pina, che le piace...

PINA (respingendo sdegnosa): Tenete le mani a casa, voi!

MALERBA (ironico): Perché? Ho le mani sudice forse? Bisogna lavarsi le mani con voi, ora?

PINA: Avete le mani e la lingua, sporche!

MALERBA: Guarda la gnà Pina che patisce il solletico, adesso! Vuol dire che il diavolo si fa eremita, adesso!

PINA: Vuol dire che siete una bestia.

MALERBA (c.s. sardonico): Una bestia! Sissignora! Per questo non volete che vi tocchi! Toccala tu, Nanni, che hai le mani pulite!

NANNI (ridendo): Non gli date retta, gnà Pina. È il vino che lo fa parlare.

PINA (accorata): E voi che vi fa parlare, l'aceto?... che sputate amaro quando vi parlano gli altri?

NANNI: Perché? Che vi ho detto?

PINA (tristemente): Niente... Lasciamo andare...

Cambiando tono, e con dolcezza ancora un po' triste.

Vi avevo portato un pugno di ciliege, lassù dalla vigna... Non importa che sputiate amaro con me... Le ho colte per voi. Le volete? (Gli offre le ciliege raccolte nel grembiule.)

NANNI: Sì, vi ringrazio... se volete darmele...

BRUNO: A pigliare è sempre pronto lui!

NANNI: Piglia anche tu... Malerba...

PINA (buttando per aria le ciliege): Tutti quanti! pigliate!...

NANNI (sorpreso): O bella! perché?

PINA (quasi colle lagrime agli occhi, ma contenendosi): E voi, perché? (Gli volta le spalle corrucciata.)

NELI (raccattando le ciliege, carponi): Peccato! la grazia di Dio!

MALERBA (sbracciandosi a impor silenzio): Sss! sss!

JANU: Che c'è?

Si odono uggiolare i cani per la campagna.

MALERBA (scoppiando un una risata buffa): Niente. Avete fatto ribellare i cani...

JANU: Ora piglio un pezzo di bastone per te e per loro!

CARDILLO: I cani abbaiano alla luna.

BRUNO: I cani e gl'innamorati.

Rivolto a Grazia, in aria galante.

Vediamo, chi ci avete in testa, voi?

GRAZIA (schermendosi con civetteria): Io? Nessuno.

LIA: E neppure io.

MALERBA: O gnà Pina, perché non parlate voi? L'avete con la luna, che le contate le vostre pene?

NANNI (canticchiando in tono di scherzo):

«Chi ha la doglia se la tiene.

Chi sospira è fra le pene».

PINA (con una tinta d'amarezza): La luna c'è per tutti lassù, compare Nanni.

CARDILLO: O gnà Mara, parlate voi almeno! Ditelo voi chi ci avete in testa.

NANNI (ridendo, a Mara): Non ballate! non parlate!... che diavolo avete dunque?

MARA (senza dar retta): Mamma, devo andare al fiume per l'acqua?

PINA (bruscamente): Va', va'!

NANNI: Eh, che male c'è? Avete la roba, grazie a Dio!... e gli anni pure, per maritarsi...

MARA (voltandogli le spalle): Io non voglio maritarmi.

Entra nella capanna.

SCENA QUINTA

Tutti, meno Mara.

MALERBA (facendo portavoce delle mani alla bocca, grida dietro a Mara): Allora badate che ve lo fa vostra madre questo servizio!...

PINA (irritata): Voi che c'entrate nei fatti miei?

MALERBA: Dico che siete in gamba, meglio di vostra figlia! E non vi piace la vedovanza... Oh no!

PINA (minacciosa): Se ce l'avete con me, e cercate di attaccar briga, guardate che li ho i denti per mordere!

MALERBA: Sì, lo so che ce li avete! Tanto che vi mangiate i cristiani!... pelle e ossa!... soltanto a guardarli, Dio ce ne scampi e liberi!

CARDILLO: Va', va', che ti lasceresti mangiare volentieri anche tu!

MALERBA: E tu? E Nanni Lasca?

Cambiando tono, con sorriso ironico.

Prima lui, che ha le mani pulite! Un pezzo che lo sappiamo!

NANNI (ridendo): No, io ho la pelle dura! Non mi lascio mangiare.

PINA (a Malerba): E quello che vi fa vostra moglie non lo sapete voi?

MALERBA: Senti la lupa, adesso!

JANU: Finitela! Finitela, voialtri! Si chiacchiera per ridere, per passare il tempo.

NANNI (accostandosi a Pina, in tono di scherzo): Che gli fa? che gli fa, la moglie di Malerba?

PINA (corrucciata): Niente. E neppure io vi ho fatto niente, a voi che sputate amaro e avete la pelle dura... Ma il cuore l'avete peggio, anche!

NANNI (le volta le spalle canticchiando):

«Cuore duro, cuore tiranno...».

BRUNO (a Grazia con galanteria):

«Mi dice il cuore che tiranno siete,

o mi scordaste, e che più non mi amate...».

GRAZIA (risponde sullo stesso tono, sorridendo, ma come parlando alle altre donne):

«Non ci credete, no, non ci credete,

ragazze, alle parole inzuccherate...».

CARDILLO: Bravo! Ora ciascuno deve dir la sua!

NANNI: Comincia tu, Neli.

NELI: Io non so niente.

MALERBA: Aspettate!... la dico io!

FILOMENA: Voi tacete! Ci sono delle ragazze! Le sappiamo le vostre belle canzoni!

BRUNO (a Lia): Allora comare Lia!

LIA (ritrosa): No, non ne so.

GRAZIA: Neppure io.

CARDILLO: Gnà Pina, voi.

PINA: No, non ho voglia.

GRAZIA: Ne sapete tante!

NANNI: Vuol farsi pregare, adesso!

PINA (saettandogli un'occhiata, e tomando a chinare il capo): Bene, dirò quella che mi viene in mente.

Dolcemente, quasi parlando fra sé, coi gomiti sui ginocchi e il capo fra le mani:

«Garofano pomposo, dolce amore,

dimmelo tu come ti debbo amare!

Tu di nascosto m'hai rubato il cuore,

ed io qui venni se mel vuoi ridare.

E n'ho toccati tanti cuori duri!

Solo il tuo non si lascia intenerire!

Ora men vado a governo d'amore...

Il mio lo lascio a te. Non ti scordare».

BRUNO: Bene! Brava! Guarda come l'ha trovata, quel diavolo di donna!

MALERBA (a Nanni, in tono canzonatorio): Ora a te, garofano pomposo!

NANNI (ridendo goffamente): No... non ne so di così belle... Sono una bestia.

CARDILLO: Se non rispondi adesso, o sei proprio una bestia, o vuol dire che non ci senti da quell'orecchio.

LIA: Ora vuol farsi pregare lui.

NANNI (Si risolve infine ad alzarsi, mezzo ridendo e mezzo seccato, collo sguardo errante e vago, accompagnando goffamente ogni verso in cadenza col gesto dell'indice teso):

«Vedi e taci, se bene aver tu vuoi.

Porta rispetto al luogo dove stai.

Non fare più di quello che tu puoi.

Pensa la cosa, prima che la fai».

MALERBA (a Pina, sghignazzando e forbendosi la bocca col rovescio della mano): Avete sentito, gnà Pina? Dunque mettetevi il cuore in pace!

PINA (alzandosi infuriata e buttandogli in faccia una scodella): Te'! senti questa, tu!

MALERBA: Ah! Lupa maledetta! Giuoca colle mani anche!

Fa per slanciarsi su lei.

JANU: Ehi! Ehilà! Basta!

Un tafferuglio: tutti vociano insieme, gli uomini trattenendo Malerba da una parte e le donne la gnà Pina dall'altra.

NELI (salvandosi dalla ressa): Finisce sempre così, come all'opera di Pulcinella!

SCENA SESTA

Mara, accorrendo dalla capanna, e detti.

MARA (spaventata, quasi piangente): Mamma! Mamma mia! Che fu?

NANNI (a Malerba): Lasciala stare in pace. Sei tu che la stuzzichi ogni momento.

MALERBA (ancora irritato): E tu che la difendi!... perché ti fa gli occhi dolci, la lupa!... buon pro ti faccia!

PINA (a Malerba mostrandogli il pugno da lontano): Com'è vero che mi chiamano la Lupa!

JANU (dando loro sulla voce): Avete mangiato e bevuto, e ora il vino vi dà alla testa!

Alla gnà Pina:

A voi, scacciamo la tentazione! Andate al fiume per l'acqua, piuttosto! Vi rinfrescherà il sangue.

PINA (va a prendere la brocca, minacciando sempre Malerba): M'avessero a sbattezzare, vedi!

MARA: Mamma! mamma! per carità!

La gnà Pina s'avvia colla brocca al fiume dalla sinistra.

MALERBA: Lupaccia maledetta! Se la piglia con questo e con quello perché non può sfogarsi con Nanni Lasca!

JANU (spingendolo verso il fondo a destra): Tu, pensa alle bestie! Vedi che hanno mangiato l'orzo, e da' la paglia fresca, prima di andare a dormire. Hai inteso?

MALERBA (brontolando, nell'andarsene): Ho inteso! ho inteso! Però fareste meglio non pigliando a giornata di queste Marie Maddalene... Che vengono a seminare zizzania!... e a cercarsi gl'innamorati! E con questo vi lascio! Benedicite e buona sera.

Esce.

NELI (avviandosi dietro a lui): Benedicite, benedicite.

NANNI (a Mara che è rimasta in disparte, asciugandosi gli occhi col grembiule): Non gli badate, gnà Mara; sapete che è una bestia Malerba.

MARA (accorata): Perché devono pigliarsela sempre con lei? Non hanno altro che fare?

NANNI: Vi dico che è una bestia. Lasciatelo cantare dunque.

MARA (c.s. e quasi in tono di rimprovero): Vorrei vedervi voi, se parlassero così di vostra madre!...

NANNI: Ve la pigliate con me adesso?

MARA: No! me la piglio colla mia disgrazia...

NANNI: Bene, ma io non c'entro... e voi non c'entrate nemmeno. Sapete come si dice: dalla spina, nasce la rosa...

MARA (accennando col capo, amaramente): Anche voi, adesso!... Sì!... quello che state dicendo!...

NANNI: Che dico di male?

MARA: Niente!... Lasciatemi stare anche voi!

Gli volta le spalle ed entra nella capanna.

NANNI (stringendosi nelle spalle): Bene. Non me ne importa.

FILOMENA (a Grazia e Lia): Andiamo, andiamo ch'è tardi, e il sole si alza presto, domani.

BRUNO (fingendo di voler andare colle donne): Pronto! Eccomi qua!

LIA (scappa ridendo): Gesummaria!

GRAZIA (respingendolo): Voi dalla vostra parte, tentazione!

FILOMENA (brandendo una forca): Vedete? C'è questa per voi.

Entra nella capanna con Grazia e Lia.

JANU (spingendo Bruno e Cardillo verso il fondo a destra): A cuccia! via, andiamo!

Bruno e Cardillo escono.

Chi è a guardare le pecore adesso?

NUNZIO (raccogliendo la sua roba): Io, vossignoria.

JANU: E perché sei ancora qui, paneperso? Ti piacciono le chiacchiere? Bada che se le pecore vengono a farmi del danno nell'aia ti rompo le ossa.

NUNZIO: Come ho da fare a guardarle anche di notte? Non me lo dicono prima se vogliono venire nell'aia.

JANU: Paneperso! Scansafatica!

NUNZIO: Scansafatica!... dite bene vossignoria!...

JANU: Va', va', che se no ti arriva qualche pedata.

NANNI: Va', che qui ci abbado io. Dormo qui al fresco.

Nunzio si allontana dal fondo a sinistra.

JANU: Bene, santanotte. Occhi alla roba dunque.

Esce dalla destra.

NANNI (disponendo la sua roba per dormire): Benedicite, benedicite.

Si ode la voce di Nunzio che si allontana cantando:

«Muta è la viaaaa.

È mezzanotte, e ora vo a trovarlaaaa...».

NANNI (facendo eco alla canzone, mentre accomoda la paglia sotto una bisaccia per sdraiarvisi sopra):

«La figlia bella dell'anima miaaa...».

Sedendo sul giaciglio e stirando le braccia.

Ah!... E domani daccapo!

Si ode in fondo, tra i seminati, un fruscio di foglie secche.

Ehi!... Chi è là?... Bestie feroci, o spiriti maligni?...

SCENA SETTIMA

La gnà Pina, dalla sinistra in fondo, recando sul capo la brocca d'acqua, e Nanni.

NANNI: O gnà Pina, siete voi? Che paura mi avete fatto!

PINA (accigliata, nell'andare a deporre la brocca accanto all'uscio della capanna): Scherzate sempre, voi! Vi piace burlarvi del prossimo!...

NANNI: Siete ancora in collera? Non ve lo siete rinfrescato il sangue, laggiù al fiume?

PINA (come risolvendosi, dopo un istante d'esitazione, andando diritto a lui, risoluta, ma colle braccia cadenti in atto triste e desolato): Perché ce l'avete con me compare Nanni? Che vi ho fatto?

NANNI: Io? Perché?... Che vi ho detto?

PINA (siede accasciata su di un covone lì presso, quasi parlando fra sé e lamentandosi): Se ho fatto del male, l'ho fatto a me stessa... Ma a voi non ho fatto nulla. E neanche a quella bestia di Malerba... Allora perché m'ingiuria e mi carica d'improperi?... In presenza vostra, anche!

NANNI: Malerba scherza sempre. Non ci pensate più. Buona notte.

PINA: Buonanotte a voi, che potete dormire!

NANNI (sempre in tono quasi canzonatorio): E voi, no?

PINA: Io no, compare Nanni. Lo sapete bene!

NANNI: Fatevi cantare la ninna nanna da qualchedun altro allora, e lasciatemi dormire, che ho sonno.

PINA: Benedetto il vostro santo patrono, che vi ha fatto di quella pasta!

NANNI (ridendo): O come son fatto?

PINA: Finta che avete occhi e non vedete, finta!

NANNI: No, al buio non ci vedo, gnà Pina.

PINA: S'è buio, tanto meglio!... che le parole non si perdono al buio!... ma vanno dritte, come escono dal cuore. Le vostre tagliano peggio d'un coltello, compare Nanni!

NANNI: Non le capisco le parabole, gnà Pina.

PINA (in tono d'amarezza): Ah! che testa avete voi! E il cuore anche!... duro come un sasso!

NANNI: Non le capisco! non le capisco!

PINA: Non le capite!... E vi lasciate morire la gente dinanzi!... E voi voltate la testa dall'altra parte!...

NANNI: Ohi! ohi! Si parla già di morti e di feriti?

PINA (dopo un breve silenzio, coi gomiti sui ginocchi e il mento fra le mani, quasi soffocata dalla passione dolorosa):

«Garofano pomposo, dolce amore,

dimmelo tu, come ti debbo amare!...».

NANNI: Che non ne sapete altra canzone, gnà Pina?

PINA (asciugandosi gli occhi febbrilmente): Mi torna in bocca sempre quella... perché ne ho il cuore pieno!... Finta che non lo sapete, voi! Finta che non mi vedete cuocere a fuoco lento! Mi chiamano la lupa... ma il lupo siete voi che vi lasciate morire la gente dinanzi...

NANNI: O che volete infine, gnà Pina?

PINA (chinandosi su di lui, viso contro viso, con un suono rauco e inarticolato di belva): Voglio te!...

NANNI (scoppiando in riso): Voi!... Perché non mi date vostra figlia invece?... Datemi vostra figlia ch'è carne fresca invece...

PINA: Ah, compare Nanni!... Come vorrei vedervi piangere coi miei occhi!

NANNI: Scusate!... Dico per ischerzo... Sapete la canzone?

«Se vuoi dar retta al maestro di scuola,

lascia la madre e piglia la figliuola.»

PINA: Come potete scherzare adesso? Perché vi divertite a calpestarmi coi piedi sulla faccia? Sono la lupa è vero... Sono una cosa vile... Vedete come divento soltanto a parlarvi?... un pezzo di cosa vile! Mi butterete via come un cencio poi... quando non mi vorrete più...

NANNI: No! no!...

«Pensa la cosa prima che la fai!»

PINA (amaramente): Quanto siete giudizioso! Pensate le cose prima, voi!

NANNI: Devo pensare ai fatti miei... Sono un povero diavolo che campa a giornata... Non posso mettermi in questo imbroglio... e avere poi chissà che fastidi.

PINA (umilmente): Che fastidi potreste avere con me?... Sapete quella che sono!...

NANNI: Sì, perché lo so! Non me ne sbarazzo più, se mi metto in quest'imbroglio. E io devo pensare a trovarmi un po' di dote, capite? Ditelo voi stessa... Gliela dareste vostra figlia a un cristiano che si fosse messo in quest'imbroglio?... con una come voi? Non vi offendete, ora...

PINA (avvilita): No, non mi offendo. Da voi non mi offende nulla, compare Nanni.

NANNI: Dunque lasciamo stare le chiacchiere ché è tardi. E buona notte davvero, adesso.

Torna a distendersi sulla paglia, voltandosi dall'altra parte.

PINA (quasi lamentandosi tra sé dopo essere rimasta alcuni istanti in silenzio, col capo tra le mani): Anche questa mi fate?... Mettete il coltello in mano alla mia famiglia stessa, anche?...

NANNI (infastidito): Io non vi faccio niente. Lasciatemi dormire, caspita!

PINA (con voce sorda, come fuori di sé, balbettando): Bene... volete sposare mia figlia, dunque?

NANNI (sorpreso, voltandosi a metà): Diavolo! diavolo!... Dite sul serio stasera?

PINA (come sopra): Sì, dico sul serio.

NANNI (ancora incredulo, ma levando il capo e sgranando gli occhi): E voi davvero me la date in moglie?

PINA (soffocata, chinando prima il capo due o tre volte senza poter parlare): Sì... Posso negarvi niente a voi?... Sposerete mia figlia, giacché così volete... Ed io me ne andrò... Lontano... per non vedervi più.

NANNI (dopo averla fissata un momento, dubbioso, torna a voltarsi dall'altra parte, quasi temesse d'esser preso a gabbo): Va bene, se ne può parlare più tardi, quand'è così.

PINA (come sopra): E anche adesso, giacché così volete... È meglio parlarne adesso.

NANNI (vivamente, rizzandosi a sedere): Dite proprio sul serio, gnà Pina?

PINA (amara): Vi pare che abbia voglia di scherzare in questo momento?

NANNI (gongolante, alzandosi del tutto): Be', be'! quand'è così vi piglio in parola! E maledetto chi si pente, gnà Pina!

PINA (accasciata): Maledetto chi si pente.

NANNI: E domenica si va dal notaio, per fare le cose spiccie... Però, badate che non ho niente.

PINA: Che volete che vi dica?...

NANNI: Il buon nome e la buona salute... Questo sì! Ma infine, la roba la date a vostra figlia.

PINA: Tutto quello che volete... Ormai non m'importa di nulla!... Lo troverò un cantuccio, dove cadere e morire, lontano dagli occhi vostri!...

NANNI: No, sarete sempre la padrona in casa vostra.

PINA: Non me ne importa, ormai! È finita... per sempre è finita!

NANNI: Resta a vedere cosa dice vostra figlia, adesso. Bisogna che dica la sua anche lei.

PINA (colle lagrime agli occhi): Oh! mia figlia è sangue mio! Vorrà anche lei, non dubitate! Ora ve la chiamo io stessa. (chiamando verso la capanna) Mara!...

NANNI: Subito? Volete far le cose a precipizio?

PINA: Meglio cavarselo subito il dente che duole! Voi non cambiate certo...

NANNI: No, io non cambio. Ma c'è tempo... Domani...

PINA: Meglio cavarselo subito il dente che duole. Già non dormiamo più né voi né io con questa spina in mente!

NANNI: Bene, bene... fate come volete.

PINA (respingendolo, quasi duramente): Ma andatevene, ora, andatevene! Lasciatemi sola con mia figlia, ora. Voi non c'entrate tra madre e figlia.

Chiamando.

Mara!... Mara!... Eccola che viene! Vedete che viene subito? Andatevene!

Nanni esce dalla sinistra.

SCENA OTTAVA

Mara, e la gnà Pina.

MARA (dalla capanna, ancora assonnata, ravviandosi i panni addosso): Mamma, che volete?

PINA (facendosi forza, per raffermare la voce tremante): Ho... che compare Nanni... si è già spiegato infine... Dice che vuol sposarti...

MARA (sorpresa, recandosi le mani al petto, quasi colpita al cuore): Me?

PINA: Te! Non mi far la stupida! Io ho detto di sì... e ora devi dire se sei contenta anche tu...

MARA: Io, mamma?...

PINA (masticando amaro): Sei tu la sposa... Sei tu che devi parlare adesso...

MARA (sempre più sbigottita): Che volete che dica?... Così all'improvviso!... Se non lo conosco nemmeno quel cristiano?

PINA: Ah! non lo conosci? Da un mese che è qui a lavorare nello stesso podere!...

MARA (smarrita, balbettando): Non ci ho mai pensato con quest'idea... vi giuro!... vi giuro, mamma!

PINA: Bene... ora si è spiegato chiaro... È là, che aspetta la risposta.

MARA (vivamente): No! diteglielo voi!

PINA (dura): No? Perché?

MARA: Perché non mi marito!... Non voglio maritarmi...

PINA (sarcastica): Cosa vuoi fare?... la monaca santa?

MARA (come sopra): Non voglio maritarmi!... Non lo voglio quel cristiano!...

PINA (torva, quasi minacciosa): Non lo vuoi? Perché non lo vuoi?

MARA (tutta tremante, fuori di sé dallo sbigottimento): Perché non può essere... (fissandola con gli occhi in cui balena il sospetto atroce) Sapete bene che non può essere!

PINA (bieca, andandole quasi con le mani addosso): Che vuoi dire? Parla chiaro!

MARA (scoppia a piangere): Mamma! Perché mi tormentate adesso?... che vi ho fatto?

PINA: Ti fai anche pregare!... Vuoi che ti preghi io stessa? Sarebbe bella anche questa!

MARA: Lasciatemi andare, per carità! Diteglielo voi stessa, che non può essere questo matrimonio...

PINA: Io ho detto di sì. Dirai di sì anche tu, perché così voglio!

MARA: Voi mamma!

PINA (incalzandola, fiera e risoluta): Io!... Te lo do io! Lo piglierai perché te lo do io!

MARA (supplichevole, a mani giunte): No, mamma! non lo fate!

PINA: Dovessi trascinarti all'altare pei capelli...

MARA: Non fate questo, mamma!... non fate questo! Il Signore ci castiga!...

PINA (afferrandola perle treccie e guardandola torva, viso contro viso): Che dici? Parla! parla chiaro!

MARA (strillando): Mamma! Mamma mia!

SCENA NONA

Nanni e dette.

NANNI: No, gnà Pina!... colle buone!

PINA (a Mara, ancora stravolta): Vattene ora, vattene!

A Nanni bruscamente:

Voi non c'entrate tra madre e figlia!...

A Mara c.s.:

Vattene! Non mi fare dannare l'anima del tutto.

Mara piangendo rientra nella capanna.

NANNI: Che è stato?... Perché?... Dice di no?

PINA (ricomponendosi a poco a poco, ma ancora tutta tremante, con un sorriso amaro): No... non temete per voi... Sono io che devo portare il carico adesso... son io!

NANNI: Ma che avete? Parlate!... Siete tutta sottosopra...

PINA: Ah, vi par nulla quello che ho fatto?...

NANNI: Scusate... perdonate... Ma non c'è bisogno di guastarvi ii sangue per questo. S'è cosa che si può fare, bene; se no, pazienza, e vi ringrazio lo stesso del vostro buon cuore.

PINA: Lasciatemi... Lasciatemi stare adesso!...

Scoppia in lagrime, col volto fra le mani.

NANNI: E piangete anche!... Ma ch'è successo? parlate.

PINA: Niente: lasciatemi sfogare il cuore. Sapeste che c'è qui dentro!

NANNI (imbarazzato): Sentite!... mi dispiace proprio... s'è per causa mia... o per qualche parola che ho detto... proprio per ischerzo... (confondendosi sempre più, con calore) Ma finitela ora, caspita!

PINA: Adesso fate come il coccodrillo, voi!

NANNI: No, com'è vero Dio!... Finitela, com'è vero Dio!

PINA (scuotendo il capo desolata): Non posso!... non posso più! Ho fatto tutto quello che volete voi, ma ora non posso più!... Ah, quello che mi avete fatto fare, compare Nanni!...

NANNI. Non lo sapevo! Non voglio farvi fare le cose per forza, no!

PINA (fissandolo cogli occhi ardenti e lagrimosi): Lo vedete almeno se vi ho voluto bene?

NANNI: Sarei un ingrato se non lo vedessi. Mi date la figlia, mi date la roba! Che potete fare di più?

PINA (col capo fra le mani): Niente! niente!

NANNI: Avete un cuore grande come il mare!... Il vostro che non è vostro!... Vi spogliate anche della roba per darla a vostra figlia!...

PINA (scuotendo la testa, col grembiule agli occhi): Questo è nulla!... questo è nulla!...

NANNI: Sarà niente, ma è anche un bel tratto! Spogliarvi viva del fatto vostro!... mentre siete ancora in gamba!... meglio di vostra figlia!... Lo ha detto lo stesso Malerba...

In tono di scherzo, onde rabbonirla.

Fortuna che ci mettiamo il parentato fra di noi!... Eh!... eh!...

Sempre più imbarazzato.

Via, finitela!... Se non so che dirvi più... Vedete che non so dire due parole? Mi fate fare qualche sciocchezza!

Ridendo goffamente.

Mando all'aria San Giovanni e il parentato!

PINA: Ah!... scherzate anche coi santi, voi!

NANNI (mentre il riso gli muore sulle labbra, sempre più commosso e turbato di mano in mano lui pure): No, no dico sul serio... Siete un diavolo in carne ed ossa!... Ora finitela e asciugatevi gli occhi... Fatelo per amor mio!

PINA: Lo sapete quello che mi avete fatto fare?... che mi avete messo il coltello in mano voi stesso... e poi mi avete detto... Te', ora!... strappati il cuore tu stessa!

NANNI (smarrendosi del tutto): Basta ora, basta... Non posso vedervi piangere così!... Mi fate perdere la tramontana anche a me!... Basta ora!... fatelo per amor mio!

L'abbraccia.

PINA (svincolandosi di scatto, tutta tremante e sconvolta): No!... Lasciatemi!... Fate come il coccodrillo adesso!...

Rimangono a guardarsi negli occhi, pallidi entrambi.

NANNI (smarrito, balbettando): Perché?... Perché gnà Pina?...

PINA (con voce sorda e rotta, quasi incalzando irata): Fai come il coccodrillo!... infame!... scellerato!... per farmi impazzire del tutto!...

NANNI (indietreggiando, come per fuggirla): No!... gnà Pina!... Che volete?

PINA (con voce sorda, afferrandolo pel braccio, fiera e risoluta): Taci!... Ci sentono qui...

NANNI (tentando di svincolarsi): No, gnà Pina!

Cava dal petto l'abitino della Madonna con mano tremante.

Vi faccio lo scongiuro, guardate!

PINA: Lascia stare quell'abitino che non giova! Te l'ho fatto io tante volte lo scongiuro... e non è giovato!...

NANNI: No!... no, gnà Pina!... Andiamo diritto all'inferno adesso!...

Si ode stridere in alto la civetta.

Sentite, la civetta!

Imprecando col pugno rivolto al cielo.

Su te il malaugurio, bestiaccia!

PINA: Su me! Sono io la maledetta! Non me ne importa, ormai! L'inferno l'ho avuto qui! L'ho pagato prima il male che fo!

NANNI (vinto, colle gambe molli, la faccia stravolta, senza aver più la forza di resisterle): Ah, maledetto Giuda!...

PINA (tirandoselo dietro pel braccio, a capo chino, torva come una vera lupa): Taci!... Non bestemmiare adesso!

Scompaiono dalla sinistra, in fondo. Silenzio; odesi lontano il mormorio del fiume, il fruscio delle spighe, il trillare dei grilli, e di tanto in tanto, l'uggiolare dei cani, lugubre, nell'ora tragica. A un tratto passa di nuovo stridendo la civetta.

Tela.

ATTO SECONDO

Cortile rustico. A destra l'uscio e la finestra della casa, sotto un pergolato. A sinistra il pozzo e la legnaia. Sedile di pietra fra l'uscio e la finestra. Nei muro in fondo, coronato d'erbacce e vetri rotti, la porta che si apre sulla via. Al di là veduta del villaggio, in proscenio, sino al Monte dei Cappuccini, di cui si vede a sinistra un angolo del convento, e la gran croce di pietra dinanzi alla chiesa. Le finestre e i terrazzini delle case dirimpetto sono ornati a festa, con lampioncini di carta e coltroni colorati.

SCENA PRIMA

Mara, poi Nanni. Mara è occupata ad ornare la casetta con ramoscelli di mortella e lampioncini di carta colorata. Entra Nanni dalla porta in fondo, e va ad abbracciarla, commosso.

MARA (sorpresa e tutta contenta): Ah!... ah!... Che buono!...

In atto di gentil ritrosia.

Cosa fate adesso?... Possono vedere i vicini!

NANNI: Portami qua mio figlio; voglio baciare anche lui.

MARA: Siete stato a confessarvi?

NANNI: Sì, lo vedi.

MARA (sorridendo): È questa la penitenza che vi ha dato il confessore?

NANNI: No, non è la penitenza... Sono contento... Chiama il bambino.

MARA: Sentiamo, che gli avete detto al confessore?

NANNI: Ah!... allora mi confesso con te adesso...

MARA (come sopra): Non me lo potete dire, sentiamo?

NANNI (tomando ad abbracciarla): Basta, ti voglio bene, e te lo meriti.

MARA (cogli occhi luccicanti di riconoscenza): Proprio proprio, me ne volete?

NANNI: Sciocca, adesso! sciocca! Fa bisogno?...

MARA (quasi piangendo dalla contentezza): Sì, vi credo, ora! vi credo! Avete la faccia che vi credo! (chinandosi a baciargli la mano) Benedetto!... le buone feste che mi date!... benedetto!...

NANNI (commosso anche lui): Basta, sciocca!... povera sciocca!... Basta ora!

MARA (col cuore riboccante): Voglio dirvelo! Mi avete dato tante pene! Tanto mi avete fatto penare, senza saperlo voi stesso!...

NANNI (imbarazzato): Io?...

MARA (mettendogli una mano sulla bocca): Sì, non mi dite altro. Non mi fate parlare...

Guardandolo amorosamente viso contro viso e scuotendo il capo.

Ma ora no, è vero? Ora volete bene a me sola?

NANNI: Vedi!...

MARA: No, non andate in collera.

Sorridendogli amorevolmente.

Vedete che mi confesso io stessa con voi?... Prima ero io che non vi volevo... Sapete... m'ero messa una cosa in testa... una brutta cosa!...

Con impeto di tenerezza e le lagrime agli occhi.

Ma ora no! Ora siete il padre dei miei figli!... Siete il padrone!... tutto!... No, basta, non ne parliamo più. Ora il Signore mi ha fatto la grazia!

NANNI (tra commosso e imbarazzato): Bene, bene...

MARA (tornando a baciargli le mani, una dopo l'altra): Ora vi ringrazio!

Giungendo le mani con fervore e levando il viso al cielo.

Signore vi ringrazio!

Piange di consolazione nel grembiule.

NANNI: Bene. Questa è ora la conclusione, invece di essere contenta, come dici?

MARA (con calore, asciugandosi gli occhi): No, sono contenta! Voglio accendere di tutto cuore le lampade a Maria Addolorata! Tutte le lagrime che ho pianto di nascosto voglio metterle in quelle lampade!

Torna a disporne i lampioncini alla finestra.

NANNI (aiutandola, commosso anche lui, e collo stesso fervore religioso): Dio sia lodato!... Ce lo renderà bene alla raccolta! I seminati sono un paradiso!... Chiama il bambino che così si diverte anche esso, ti dico.

MARA (tutta vibrante di emozione, mentre seguita a ornare di fiori la finestra): Aspettate... Un momento... Termino qui prima... L'ho lasciato apposta dalla vicina... Stanno vestendolo per la processione... tutto di bianco!... Andrà cogli angioletti nella processione... con un canestro di fiori!... Ora ve lo faccio vedere. Anima pura! E lui che mi ha ottenuta la grazia!... Ora ve lo chiamo.

Chiamando dalla porta in fondo.

Agrippino!

SCENA SECONDA

Lia, poi Grazia, Neli e detti.

LIA (entrando dalla porta in fondo): Viene, viene!... lo vestono adesso...

Guardando attorno.

Oh! com'è bello qui. Sembra un giardino!

Chiamando fuori dell'uscio.

Venite qua, a vedere quello che ha fatto compare Nanni!

GRAZIA (dopo aver ammirato anche lei): Bello! bello! Anche la casa del sindaco, avete visto?... e la piazza lassù, tutta di verde! Sono venuti tanti forestieri a vedere!

NANNI: La gente è contenta, avremo una buona annata, se Dio vuole.

Si odono nella via le ragazze che passano cantando le litanie.

LIA (che è andata a vedere): Le figlie di Maria. Vanno alla processione.

GRAZIA (sull'uscio lei pure): Anche la Carolina! Oh, guarda che sfacciata!

MARA: Se è pentita!... Vuol dire che la Madonna le ha aperto gli occhi!

NANNI: Vuol dire che è pentita. Tanto meglio.

NELI (entrando dalla strada): Mi manda compare Janu. Vi manda a dire...

Rimane a bocca aperta, ammirando.

Oh! oh!... Che fate qui?... Oh!

NANNI: Quello che possiamo... di tutto cuore!

NELI: Compare Janu vi manda a dire... Sentite, lo stendardo della Confraternita dovete portarlo voi, dice.

MARA: Ah! ah! Vedete!

NANNI (tra la confusione e la gioia): Io? Se lo dice lui che è il capo... sono qua!... Lo porto anche in palma di mano lo stendardo!

GRAZIA: Ecco che si gonfia e fa il bell'uomo, ora!...

NANNI: No... pel piacere... per l'onore...

MARA (giubilante, rivolta alle amiche, in tono di scherzo): È roba mia, veh! È mio marito!

NEL: Dice per dare il buon esempio. Gliel'ha ordinato il vostro confessore.

NANNI: Son qua, son qua! Per dare il buon esempio io son qua! mani e piedi, tutto quanto!

MARA: Voglio confessarmi anch'io con quel sant'uomo!... domani stesso.

NANNI (commosso lui pure e sorridendo): Tu?... A te l'assoluzione posso dartela io!...

LIA: Bene... sentite... se ne spendono dei denari oggi! Se ne fanno dei peccati tutto l'anno! Ma viene una giornata come questa poi!...

NELI: Ne avete spesi dei denari qui!... Tutti quei lumi! Ce ne vuole dell'olio!

MARA: Me lo caverei dagli occhi, guardate: Il Signore mi ha concesso tante grazie! Gli avevo fatto il voto, quando Nanni era stato in punto di morte, vi rammentate! La casa era tutta nera! Ne ho viste delle pene! Tante ne ho viste!

NANNI: Basta, quello che si promette ai santi, bisogna farlo. Bisogna farlo!

MARA: Ora è finita, Dio sia lodato. L'ha fatto per quei povero innocente! Qualche avemaria detta bene!...

NANNI: Voglio vederlo, vestito da angioletto...

MARA: Sì, venite, prima che incominci la processione.

Esce frettolosa e giuliva, insieme a Grazia e Lia.

NELI: Dunque gli dico di sì?

NANNI: Sì, Sì... Quante volte?

NELI: Bene.

S'avvia per uscire.

NANNI: E sentite... ditegli pure a compare Janu... la corona di spine in capo, la voglio di spine vere! che pungano! Non si deve dar da burla dinanzi al Cristo morto!

NELI: Se vi piace così, meglio.

NANNI: Mi piace quel ch'è giusto. Siamo penitenti, sì o no?

NELI: Va bene, glielo dico.

Mentre fa per uscire s'imbatte nella Pina.

La gnà Pina! Oh! vostra suocera!

NANNI (sorpreso e contrariato): Ah!... Oh!

SCENA TERZA

Pina e detti.

PINA (entra timida e sorridendo umilmente, come a farsi perdonare la sua venuta): Vi saluto... Buone feste... Sono venuta a portarvi le buone feste... Tanto tempo che non vi vedo...

NELI: Glielo dico sempre per la corona di spine?

NANNI (irritato): Quante volte? quante volte?

NELI: Dico se ci andrete sempre collo stendardo, ora che avete gente in casa?

NANNI: Sì! e tre volte!...

NELI: Bene bene.

Esce stringendosi nelle spalle.

PINA (che è rimasta in un canto, imbarazzata): Sono stata malata anche... Tanto ch'è piovuto!... Ho preso le febbri... Ma del resto tutto va bene laggiù, grazie a Dio... I seminati sono già alti.

NANNI: E la vigna?

PINA (facendosi animo, quasi incoraggiata da una buona parola): Bene! bene! Anzi comincia a mettere i tralci... Dei bei tralci lunghi così!... Bene, ho detto, giacché non ci pensano loro al podere, andiamo a portargli la buona notizia.

Smarrendosi di nuovo al vedere l'aria inquieta di Nanni.

E volevo dirvi pure che bisogna venire ad aiutare... Io non basto più da sola a strappar la gramigna... Vedete che mani?...

NANNI (di cattivo umore): Bastava mandarlo a dire.

PINA (mortificata): Vi dispiace che sia venuta?

NANNI. Non mi dispiace. È che adesso non c'è nessuno a guardare la casa, laggiù.

PINA: Ho lasciato detto al vicino Raja di tenerla d'occhio la casa, e il podere anche... Poi non c'è bisogno neppure. Sono tutti al paese, a godere la festa.

Guardando intorno.

Ecco, vi preparate anche voi.

NANNI: Basta, giacché siete venuta, ora...

PINA (timidamente): Se vi dispiace, me ne torno indietro come sono venuta...

NANNI (brontolando): Se mi dispiace... se mi dispiace...

PINA (quasi cercando le parole): Volevo vedervi... vedere come state... Già voialtri non mi avreste cercata...

Accorata.

Potevo morire, senza che nessuno lo sapesse!

NANNI: Basta... giacché siete qui, a vostra figlia diremo che siete venuta pel medico.

PINA (amaramente): Mia figlia? Che gliene importa di me a mia figlia?

NANNI: No, gliene importa; tacete.

PINA (siede sotto il pergolato, come avesse le gambe rotte, e si volta dall'altra parte, per asciugarsi gli occhi di nascosto): Sono come un cane... un cane senza padrone...

NANNI: Ora finitela, almeno!... Non vi fate trovare così! Se vi fate trovare con quella faccia sarebbe stato meglio non venire.

PINA (levando verso di lui gli occhi lagrimosi): Perché? Che vi fo?

NANNI (senza osar di guardarla, dandosi da fare intorno per nascondere il suo imbarazzo): Niente...

PINA: Niente vi fo... Non voglio niente.

NANNI (agitatissimo, dopo averla fissata un istante in silenzio, andandole incontro risolutamente con voce bassa e concitata): No!... sentite!... Oggi sono stato a confessarmi... Mi son messo in grazia di Dio...

PINA (chinando il capo e aprendo le braccia in aria umile e sottomessa): Bene, meglio per voi... Allora di che temete?

NANNI: Temo per vostra figlia... se vi trova qui!

PINA: Che male c'è se mi trova qui? Posso venire in paese, almeno le feste principali.

NANNI: Che male c'è!... Che male c'è!... Voi lo sapete... e anche essa lo sa!...

Pina gli volta le spalle, senza dir nulla, e va a prendere la mantellina che ha lasciato sul sedile. Si ode di fuori un brusio di folla.

NANNI (fermandola bruscamente): No... restate... Giacché vi hanno vista i vicini... sarebbe peggio...

Corre alla porta e la spalanca, chiamando fra la gente che passa.

Oh! Cardillo! vieni a vedere... Che te ne pare?

CARDILLO: Che me ne pare?

Rimane sorpreso al vedere la Pina.

Oh! la gnà Pina!... Scusate, scusate...

Fa per andarsene.

NANNI: Bestia! se t'ho chiamato io stesso!...

CARDILLO (sospettoso, guardando ora lui e ora la Pina): Bestia! meglio! Voglio esser bestia oggi piuttosto! Una giornata come questa!...

VOCI FESTANTI DI FUORI: Gli angioletti! — Ecco gli angioletti! — Viva Maria Addolorata!

CARDILLO (scandalizzato): Chiudete la porta almeno!

Mentre sta per uscire s'imbatte in Grazia, la quale entra premurosa.

GRAZIA: Compare Nanni! Non venite?...

Sorpresa anche lei e cambiando tono al vedere la Pina.

Oh!... Voi!... Vi saluto, gnà Pina.

PINA (timida e umiliata): Vi saluto.

GRAZIA (a Nanni, con imbarazzo): Vi mandava a chiamare vostra moglie... Ma ora le dico di aspettare un momento.

Per uscire.

NANNI: No, sentite...

GRAZIA: Scusate, devo andarmene. (Esce in fretta.)

CARDILLO: Sapete colui ch'era pieno di peccati? Gliene aveva fatti tanti a Gesù Cristo! Ma quello che trovò scritto sul libro, quando dovette fare i conti col Padre Eterno... Basta! è meglio non parlarne!... Oggi ch'è il Venerdì Santo, per giunta!... «Ti mancava anche questo scandalo per ribadire i chiodi al mio Figliuolo?» gli disse il Padre Eterno... E con questo vi lascio e vi saluto!

Esce chiudendo la porta in furia dietro di sé.

Nanni e Pina.

NANNI (concitato): Vedete?... Tutti quanti!...

Pina rimane immobile, senza saper che dire.

NANNI: E non rispondete neppure?

PINA (colle lagrime agli occhi): Cosa volete che dica?

NANNI (eccitatissimo, parlandole quasi coi pugni sul viso, sottovoce): Volete che ve la dica io? Quando sono stato malato... in punto di morte... non volevano neppure portarmi il viatico!

Prorompendo.

Ho visto la morte cogli occhi, vi dico!

PINA (arretrandosi, tutta tremante): Che devo fare? parlate.

NANNI (andando su e giù per la scena, agitato): Perché siete venuta oggi? perché?

PINA (colle lagrime agli occhi): Perché? che vi fo?

NANNI: Mi fate... mi fate... che mi fate perdere la confessione!

PINA (irrigidita dall'angoscia, balbettando tra le lagrime che la soffocano): Sentite! E quello che mi fate a me, voi?... quello che mi avete fatto?... Io non ve lo dico!... Mi vedete che parlo e rido... ma quello che ho in cuore non lo vedete!...

NANNI: Lo vedo, sì!... Questo è il peggio, che lo vedo! E anche vostra figlia! Vedeste come è ridotta... pelle e ossa! Non parla, non dice nulla... ma dentro si rode e si consuma. Ogni notte la sento che piange e si dispera!... in causa vostra!... Vorrei piuttosto che mi piantasse un coltello qui, quando mi guarda con quegli occhi, senza dir nulla!...

PINA (col viso torvo, evitando di guardarlo): E a me che mi pianta quegli occhi in faccia, appena arrivo!... e dà la poppa alla tua creatura!... dinanzi a me!...

Con voce sorda.

Vi ho fatto il letto colle mie mani, la prima notte!...

SCENA QUARTA

Mara e detti.

MARA (entrando di furia, sconvolta): Ah!... era vero!... Siete qui, voi?

PINA: Sì... sono venuta a vedervi... per vedere come state...

MARA (chinandosi a baciarle la mano, ma col pianto agli occhi): Lo vedete come stiamo... bene.

A Nanni, rivolgendogli un'occhiata scintillante tra le lagrime.

Per questo non siete venuto a vedere vostro figlio... prima che andasse alla processione?...

PINA: La colpa è mia... perché sono venuta, è vero?

NANNI: No, no... avete fatto bene.

MARA: Avete fatto bene, siete la padrona.

Breve pausa. Silenzio imbarazzato di tutti tre.

PINA: C'è anche la vigna da zappare; son venuta a dirvelo.

NANNI: Bene, andremo lunedì.

MARA: Ah! siete venuta a prenderlo?

PINA: Non posso far tutto io sola. C'è l'erba alta così. Se piove, l'erbacce si mangiano ogni cosa.

MARA (con uno scoppio di amarezza): Ormai, in questa casa ci piove e ci grandina, madre mia!

PINA: È per me questo discorso?

NANNI: No, no! che dite...

PINA: Io faccio tutto quello che posso. Ho sudato sangue sulla vostra terra... all'acqua e al vento... Il pane che vi mangio, non ve lo rubo, no!

Mara senza rispondere si mette a piangere col grembiule agli occhi.

NANNI (irritato): Ecco, ora! ecco!

MARA: Lasciatemi piangere. Non vi dico nulla!...

PINA (amaramente): Non c'è bisogno di parlare alle volte.

NANNI (a Mara): Puoi venire anche tu alla vigna, per dare una mano.

MARA: Che verrei a fare? Non vi servo a nulla!... Non posso aiutarvi... (accennando amaramente alla sua gravidanza) nello stato in cui sono!... col castigo di Dio addosso!...

PINA: Ah, il castigo di Dio?

MARA (prorompendo): Perché ve la pigliate con me? Pigliatevela col Signore piuttosto! Pigliatevela con voi stessa che avete voluto maritarmi!

PINA: E questa è la ricompensa! La bella accoglienza che mi fai!

MARA (eccitata, cogli occhi accesi e lagrimosi): Cosa devo fare? Volete che canti e rida, mentre c'è il Cristo morto per le strade?

NANNI: Basta! leviamo l'occasione.

Prendendo la Pina per un braccio.

Venite a vedere vostro nipote, piuttosto.

MARA (non frenandosi più): Lasciatelo stare mio figlio almeno... povero innocente!...

PINA: Hai paura che te lo mangi tuo figlio?

MARA: Perché dovreste mangiarmelo? Non è anch'esso sangue vostro? Forse che i cristiani si mangiano tra di loro adesso?

NANNI (minaccioso a Mara): La finisci?... com'è vero Dio!

MARA (chinando il capo, accorata): Battetemi! Se mi volete battere, battetemi!... Se vi pare che me lo merito... son qua!

PINA: Alle volte, sai, le parole fanno peggio ancora!... Le parole di una santa come te!... che fanno peggio di un coltello!...

NANNI (che sta per prorompere fa il segno della croce): Brutto diavolo, va' via!... tentazione!...

MARA: L'avete con me? Volete che vi lasci e me ne vada?

NANNI: Escirò io!... Io me ne vo!... al diavolo!... poiché c'è l'inferno in casa, quando siete insieme madre e figlia!...

Esce infuriato.

SCENA QUINTA

Mara e Pina.

Madre e figlia si guardano alcuni istanti in silenzio, pallide e corrucciate.

PINA: Sei contenta ora, sei contenta?

Mara seguita a fissarla senza rispondere, col rancore negli occhi.

PINA: Quasi fossi venuta a chiedervi l'elemosina oggi!... a te e a tuo marito!...

Mara china il capo, sempre tacendo, accigliata.

PINA: Dopo che mi hai preso tutto!... Quello sì, l'hai preso!... la roba e tutto!

MARA (voltando le spalle bruscamente, col viso tra le mani): Mamma, lasciatemi stare! Lasciatemi stare oggi!

PINA: Ti lascio stare. Vuoi che ti lasci e me ne vada? e non ci metta più piede in casa tua?... nella casa che t'ho data io stessa?

MARA: Me l'avete data perché ci morissi a fuoco lento, la casa! Per farmi dannare l'anima me l'avete data!

PINA: T'ho dato tutto! M'hai preso ogni cosa tu!

MARA (voltandosi verso di lei, cogli occhi scintillanti e con voce vibrata): Tacete! tacete!

PINA: Parla tu allora! sfogati!

MARA (aggirandosi desolata per la scena colle mani nei capelli): Ah! Signore! toglietemi voi da queste pene!

PINA: Le tue pene?... Lascia stare le tue pene!... Lascia stare i santi! Li ho pregati tanto anch'io! Non odono, lassù!

MARA (scattando): Ve la pigliate anche coi santi, scomunicata!

PINA: Vedi? Vedi che lo sputi fuori il veleno?... Un pezzo che lo vedo... in ogni tua parola!...

MARA: Il veleno che m'avete messo qui!

PINA (investendola, bieca e con voce sorda): Schiacciami la testa colle tue mani allora... giacché sono io la vipera!... Andrai dal confessore poi... anche tu!

MARA: Scomunicata! scomunicata che siete!

PINA: Taci!

MARA: Ladra! ladra!

PINA: Taci!

MARA: Ladra! Venite sin qui a rubarmi la mia pace! Madre scellerata!

PINA (come una belva ferita): Ah, vedi? vedi?...

SCENA SESTA

Grazia, poi Lia e Bruno accorrendo alle grida di Pina e Mara dalla strada, e dette.

GRAZIA: Che c'è? che c'è? Sembra che caschi la casa.

MARA: È cascata e rovinata la casa!... C'è la maledizione di Dio!

LIA: Gnà Mara, fate prudenza voi! Non fate ridere la gente!

PINA: C'è che mi danno il calcio dell'asino, adesso, lei e suo marito!...

GRAZIA: Vi mancava tempo a discorrere dei vostri interessi? Giusto quando sta per passare la processione!...

PINA: Mi danno il calcio dell'asino!... dopo avermi preso la roba e tutto!... Gli mangio il pane a tradimento, ora!... Il sangue mi mangiate!

LIA: Cominciate a tacere voi che siete la figlia, via!

GRAZIA: Basta, non fate scandali!...

BRUNO (entrando): Vi si sente dalla piazza... più forte della banda! Pare che sia qui la festa. Un altro po' lasciano la banda e corrono tutti qui.

PINA: Sì, correte! Chiamate i carabinieri anche, per farmi legare!

MARA: La lingua vi dovrebbero legare! Vi dovrebbero legare pei capelli, sulla pubblica piazza!

LIA: Che parolacce, gnà Mara! A vostra madre!...

MARA: Son parole che mi bruciano qui dentro!

GRAZIA: Andiamo via, gnà Pina. Voi che siete più giudiziosa!... Non facciamo peccati oggi...

PINA: No, non voglio andarmene. Sono in casa mia.

MARA: Restateci! Me ne vado io!... per sempre! Per sempre ve la lascio questa casa maledetta!

PINA (minacciosa): Vattene! via! vattene! Non mi fare impazzire del tutto!

BRUNO (frapponendosi tra di loro): Ehi! ehi! che fate?

SCENA SETTIMA

Nanni accorrendo di fuori al rumore della lite, seguito da Cardillo, Filomena, Malerba e Neli.

NANNI (irato, picchiando a diritta e a manca Mara e la Pina): A te!... e a voi pure! Non volete finirla? Sono la favola del paese!

NELI: E addio stendardo!

MALERBA (sbracciandosi a metter pace, col suo fare canzonatorio): La banda!... Ecco la banda!

BRUNO: Basta, Nanni!

CARDILLO: Ma che siete, cristiani o turchi?

FILOMENA: Sentite!... è uno scandalo per tutto il vicinato! Finitela questa vergogna!

NANNI: Sono la favola del paese! Siete contente ora?

GRAZIA (aiutando la Pina ad asciugarsi il viso insanguinato): Lasciate vedere!... Avete del sangue lì...

PINA: Nulla... non è nulla.

MALERBA: Le carezze dell'asino! Vuol dire che le piacciono le carezze dell'asino...

NANNI (irritato, spingendo fuori Malerba): Va' via ora, tu! o me la piglio con te, anche!

GRAZIA (a Pina, conducendola via): Venite, venite!

Escono con Lia e Filomena.

CARDILLO (uscendo con Bruno): Turchi! Peggio dei turchi, Dio ce ne scampi e liberi!

MARA (piangendo, a Nanni, in atto di andarsene anche lei): Guardate!... quello che fate a me!... Basta! che il Signore non ve ne domandi conto, poi!...

NANNI: Finiscila adesso, tu!... Non mi mettere colle spalle al muro tu pure!

MARA: L'avete fatta?... anche questa?... che mi avete battuta dinanzi a lei? Gliel'avete data questa soddisfazione, a mia madre!

NANNI: Mi farete commettere qualche pazzia, tu e tua madre!

MARA: Scomunicati! scomunicati tutti e due!

NANNI: Via!... fallo per amor mio!... se è vero che mi vuoi bene.

MARA: Per questo mi calpestate sotto i piedi? perché sapete che vi voglio bene?... perché fate di me tutto quello che volete?... Mi fate morire disperata!

NANNI (quasi supplichevole): Senti, Mara! senti!...

MARA: Scellerato! Come vi è bastato l'animo? Mentre sono in questo stato!... Come potete guardarlo in faccia vostro figlio, quando viene a baciarvi la mano povero innocente!

NANNI: Senti!... Non mi mettere colle spalle al muro tu pure!... Ogni tua parola è una coltellata!... Te la levo dinanzi quella scomunicata di tua madre!

MARA: Non vi credo! Non vi credo più! Come volete che vi creda! vi ho visto con questi occhi!... la faccia che avevi... tutti e due... voi e quella scomunicata di mia madre!... Vi pare che sia cieca? Cosa siete andato a dirgli al confessore, dunque?

NANNI (fuori di sé, cercando di chiuderle la bocca colle mani): Basta! basta!

SCENA OTTAVA

Compare Janu e detti.

JANU: Bestie! Peggio delle bestie siete!

NANNI (irritato e confuso): Loro!... In causa loro!... Mi faranno fare qualche pazzia!

MARA (singhiozzando): È finita, compare Janu! Non posso più starci in questa casa!

JANU: No, ascoltate. Abbiate giudizio almeno voi.

MARA: Non posso più starci! Me ne vo con mio figlio... povero orfanello!

NANNI (esasperato): Lasciatela andare, compare Janu! Lasciatela andare, ch'è meglio!

MARA (a Nanni, piangendo, dall'uscio): Pensateci che avete lasciato vostro figlio orfano... in mezzo alla strada...

Esce.

JANU (a Nanni): Pezzo di birbante. Sei degno della forca.

NANNI: Dite bene; avete ragione, vossignoria!

JANU: E la prima! E la seconda! Torni a promettere, e poi torni a cascarci!

NANNI: Non è vero! Son le male lingue che vorrebbero essere tagliate!...

JANU: Le male lingue sono tutto il paese. Anche tua moglie adesso, vedi!

NANNI: Mia moglie è pazza! pazza da legare anche lei!... che si mette in testa non so cosa!

JANU: Si mette in testa che sei una bestia! Come le bestie sei!

NANNI: Come le bestie; avete ragione!

JANU: Bella ragione! C'è il bastone per le bestie.

NANNI (prorompendo): Vorrei vedervi, vossignoria! E quella scomunicata che non posso togliermela d'addosso?... Non vado più neppure alla vigna, per sfuggirla!...

JANU: Che paura hai, se non c'è nulla di male?

NANNI (borbottando): Che paura ho... che paura ho...

JANU (severo): Vedi!...

NANNI (eccitatissimo): Lo sapete anche voi che donna è quella!... come la chiamano!... che donna è!... che vi fa dannar l'anima come vuol lei!

JANU: Vedi... anche adesso!... come ne parli!

NANNI: Corpo di!... Cosa devo dirvi?... Cosa devo fare?

JANU: Parlale chiaro e tondo. Dille che ti lasci in pace.

NANNI: Come posso fare? È padrona anche lei qui... Non posso chiuderle l'uscio in faccia, se viene.

JANU: Lasciale la casa. O fuori lei, o fuori tu insomma.

NANNI: Fuori? Dove ho da andare?

JANU: Lontano: in campagna.

NANNI: In campagna? Fate presto anche questa! Non sapete nulla, vossignoria! E quando viene a ronzarmi intorno poi? sul colle e sul piano... Non sapete ch'è peggio! Gira e rigira... col pretesto di cogliere erbe selvatiche... come una vera lupa!...

Prorompendo.

Non posso pigliarla a schioppettate da lontano.

JANU: Allora sai cosa devi fare? Vendi ogni cosa e vattene via dal paese, tu e tua moglie.

NANNI: Non posso neanche vendere. È roba della dote!...

Smaniando.

Sono legato stretto, vi dico!... mani e piedi!... Bisogna romperla d'un colpo questa catena!

SCENA NONA

Pina e detti.

NANNI: Vedete? Vedete, vossignoria?

JANU: Sst! sst!

NANNI: Vedete? Torna da capo! Non è contenta se non mi fa andare in galera!

JANU: Senza strepiti, senza galere. C'è modo d'accomodare ogni cosa. Comare Pina, sapete come dice il proverbio: «Maritati e muli lasciali soli».

PINA: E chi li tocca? Che gli fo adesso?

JANU: Che fate... che fate... Bene non fate certo. Qui c'è l'inferno ogni volta, fra di voi.

PINA (asciugandosi gli occhi, febbrile): Sapete il calcio dell'asino, vossignoria? Mi danno il calcio dell'asino, ora che son povera e pazza.

JANU: Volete da campare voi? È giusto. C'è modo d'accomodarvi... ma voi da una parte e loro dall'altra. Il mondo è grande, sorella mia. Mancassero uomini, che diavolo!

PINA: Dite bene, vossignoria! E mi merito quello che dite...

JANU: Vi meritate... che la gente parla per quel che sente dire... Oppure è segno che scontate adesso qualche peccato vecchio... Saranno chiacchiere, saranno bugie... Adesso però bisogna far tacere le male lingue. Giacché vostro genero si è messo in grazia di Dio, lasciatelo in santa pace.

Pausa. Nanni e Pina rimangono a capo chino.

JANU (a Nanni): Hai inteso dunque? Ora vo ad accordare l'altra campana, e ti conduco qui tua moglie. Voi, gnà Pina, giacché avete capito il latino andatevene pei fatti vostri, e cercate di mettervi in grazia di Dio anche voi, se potete.

Esce.

SCENA DECIMA

Nanni e Pina.

PINA (fosca, come parlando tra sé): No! Non ce n'è confessore per le madri come me!

NANNI: Andatevene dunque, andatevene!

PINA (rivoltandosi, colla bocca amara): Che non ne sapete altra canzone anche voi?

NANNI (riscaldandosi sempre più): Ve l'ho detto tante volte, ed è sempre inutile!...

PINA: Dunque, s'è inutile, perché ci tornate adesso?

NANNI (esasperato): Perché voglio finirla!... una volta per sempre! Voglio uscirne da quest'inferno!

PINA (sarcastica): Vi siete messo in grazia di Dio! Che paura avete dunque?

NANNI: Ho paura di voi!... che siete ii diavolo in carne ed ossa!... m'avete fatto qualche malefizio!... Venite a tentarmi anche adesso!...

PINA (dura e ostinata, senza guardarlo neppure, attingendo acqua dal pozzo): Sono venuta per la festa. Sono cristiana anch'io.

NANNI (furioso, afferrandola pel braccio): Voi? voi?

PINA (svincolandosi): Lasciatemi lavare il viso ora! Non mi strappate il vestito della festa anche!

NANNI: Ve la darò io la festa! Ora stesso ve la darò!

PINA: Ah, se ti bastasse l'animo!

NANNI: Sangue di!... Corpo di!...

PINA (guardandolo fisso, in tono di amarezza disperata): Non ti basta l'animo, no! Sei buono soltanto a far impazzire gli altri, tu! Ma a toglierli dalle pene con un colpo solo non ti basta l'animo!

NANNI: Maledetta!... tutta quanta!...

PINA: Sì, ti pare che non lo sappia? Le madri come me andrebbero bruciate vive!... Dovrebbero mangiarsele i cani, le madri come me!... E tu pure che mi tieni nell'inferno!... pei capelli!... come una pazza!... Hai un bell'andare a confessarti... Il diavolo ci ha legati insieme!

NANNI (brandendo una scure, furioso): Ah!... Lo rompo io il legame!

PINA (voltandosi verso di lui, col petto nudo, come a sfidarlo): Finiscila! Via! colle tue mani!

NANNI (la spinge sotto la tettoia, cogli occhi pazzi d'ira e di orrore, la scure omicida in alto, urlando colla schiuma alla bocca): Ah!... ah!... Il diavolo siete?

Cala la tela.