Discorso fatto al magistrato de' Dieci
sopra le cose di Pisa

 

Che riavere Pisa sia necessario ad volere mantenere la libertà, perché nessuno ne dubita, non mi pare da mostrarlo con altre ragioni che quelle, le quali per voi medesimi intendete. Solo exammerò e' mezi che conduchino o che possino condurre a questo: e' quali mi paiono o la forza o lo amore, cioè: o recuperarla per adsedio o che ella vi venga nelle mani voluntaria. Et perché questa sarebbe più secura et ex consequens più desiderabile via, examinereno se tale via è riuscibile o no, et discorrerella così: quando Pisa sanza farne impresa ci abbi ad venire nelle mani, conviene o che per loro medesimi vi si rimettino nelle braccia o che uno altro ne sia signore ve ne facci un presente. Come e' si possa credere che loro medesimi sieno per ritornare sotto el patrocinio vostro ve lo dimostrano e' presenti tempi, ne' quali, destituti da ogni presidio, rimasti soli et debolissimi, suti non acceptati da Milano, discacciati dal Genovese, né bene visti dal pontefice et da' sanesi poco intrattenuti, stanno pertinaci sperando in su le vane speranze d'altri et deboleza et disunione vostra, né mai hanno voluto adceptare, tanta è la perfidia loro, uno minimo vostro segno et ambasciata. Pertanto, sendo in tanta calamità al presente et non flectendo lo animo, non si puote né debbe ad nessun modo credere che per se medesimi mai venghino voluntarij sotto el iugo vostro, Che la ci sia data da chi la possedessi, dobbiamo considerare che quello tale ne sia possessore o vi sarà entrato drento chiamato da loro o per forza. Quando vi fussi entrato per forza, nessuna ragione vuole che ciela conceda: perché chi sarà sufficiente ad entrarvi per forza sarà ancora sufficiente ad guardarla per sé et ad perservarsela, perché Pisa non è ciptà da lasciarla volentieri per chi se ne trovassi signore. Quando vi fussi entrato per amore et chiamato da' pisani, fondandomi in sul fresco exemplo de' vinitiani non mi pare da credere che alcuno fussi per rompere loro la fede et, sotto nome di volerli difendere, li tradissi et dessivelli prigioni. Ma quando quello tale possessore volessi pure che la tornassi sotto el nome vostro, la abbandonerebbe et lascierebbevela in preda come al presente hanno facto e' vinitiani. Siché, per queste ragioni, non si vede alcuna via che Pisa, sanza usare forza, sia per ricuperarsi.
     Sendo addunche necessaria la forza, mi pare da considerare se li è bene usarla in questi tempi o no.

TESTO DI RIFERIMENTO: "Niccolò Machiavelli - Opere - volume I", a cura di Corrado Vivanti, EINAUDI-GALLIMARD, BIBLIOTECA DELLA PLEIADE, Torino, 1997