Ai Palleschi

 

Io vi voglio advertire circa questa opinione di coloro che dicono come e' sarebbe bene scoprire e' difecti di Piero Soderini per torli reputazione nel populo, et che voi guardiate bene in viso questi tali et consideriate quello che li muove: et vedrete come e' no gli muove el fare bene ad questo stato, ma sì bene dare reputatione a loro proprij. Prima, perché a me non pare che cosa alcuna, di che si truovi in colpa Piero Soderini, possa dare reputatione ad questo stato apresso al popolo: perché di quelle medesime cose di che potessi essere incolpato Piero, sempre questo stato ne sarà o incolpato o sospecto. Pertanto, nel ritrovare e' difecti di Piero, non si faccendo reputatione ad questo stato, si fa reputatione solamente ad quelli cittadini che li hanno voluto male et che in Firenze apertamente l'urtavano: perché dove ora e' si dice che detti cittadini volevono male a Piero per torre al popolo lo stato, quando Piero fussi scoperto tristo, si direbbe: « Vedi che dicevono el vero! Egli erono pure buoni cittadini, et volevono male a Piero perché lo meritava; et se le cose sono poi successe così, egli è contro ad lor voglia ». Pertanto questo stato, scoprendo Piero Soderini, torrebbe reputatione ad lui et non la darebbe ad sé, ma ad quelli cittadini che gli erano nimici, et che dicevono male; et farebbegli venire più in gratia al popolo: il che non è punto ad proposito di questo stato, perché questo stato ha bisogno di trovare modo che sieno odiati, non benvoluti dal populo: acciò che gli abbino con tanta più necessità ad stare uniti con lo stato, et ad quel bene et ad quel male che starà lui. Et se voi ricercherete bene chi sono questi che fanno questa calca, voi conoscerete essere vero quello che io vi dico, perché pare loro avere adquistato uno odio grande con lo universale, sendo stati nimici de Piero, se non si truova che sia un tristo, et che lo meriti. Et vorrebbono purgare questo odio per fare el facto loro, non quello de' Medici: perché la causa della mala contenteza tra l'universale et e' Medici non è cagione né Piero né la sua ruina, ma sì bene l'ordine mutato. Però di nuovo dico che trovare e' difecti di Piero non dà reputatione ad lo stato de' Medici, ma ad particulari cittadini: et questo stato ne perderebbe questo, che torrebbe reputatione ad uno che è di fuora, che non gli può fare male et darebbela ad chi è in casa, che ogni dì lo può offendere, et farli uno ribocco addosso di tucto questo universale.
     Di nuovo dico, per ristrignere questa conclusione meglio, che questo stato non ha per nimico Piero Soderini, ma sì bene l'ordine vechio; et però bisognerebbe, ad giovare ad questo stato, dire male di quello ordine, non di Piero; ma alcuni cittadini, et in spetie questi che puttaneggiono infra el popolo et e' Medici, hanno bene per nimico Piero et vorrebbollo scoprire tristo per levarsi quello carico che gli hanno con el popolo di averlo inimicato: il che se fa per loro , non fa pe' Medici, né per chi vuole stare con loro al bene et al male.
     Ancora voglio chiarire questa cosa in uno altro modo. Alcuni cittadini che ci sono, si tirono sotto a' Medici perché gli hanno paura di dua cose: l'una, di non essere offesi da' Medici discostandosi da loro; l'altra che, se l'ordine vechio risurgessi con Piero Soderini, di non essere cacciati da Firenze da lui. Scoprire addunque Piero Soderini un tristo, et farlo venire in odio ad lo universale, non fa altro se non che quelli cittadini manchino della paura di Piero, et sperino succedere nel loco suo, qualunque volta l'ordine vechio risurga; et abbino, per questo, manco bisogno di aderirsi a' Medici, et possino più sperare, declinando e' Medici. Il che quanto sia contrario al bene de' Medici, ognuno lo può vedere: perché e' Medici non possono stare ad Firenze, resurgendo l'ordine vechio, o con Piero o sanza Piero che risurga, ma alcuni cittadini, quando e' risurga con Piero Soderini non ci possono stare; ma quando e' risurga sanza Piero, sì possono. Et però e' vorrebbono torre la riputatione ad Piero per recare securtà ad loro proprij, non a' Medici. Il che fa punto pe' Medici; anzi è in tucto et per tucto cosa dannosissima et periculosissima per la casa et stato loro: perché cava per questo mezo un freno di bocca ad molti, che più securamente et con meno rispecti la possino mordere.

TESTO DI RIFERIMENTO: "Niccolò Machiavelli - Opere - volume I", a cura di Corrado Vivanti, EINAUDI-GALLIMARD, BIBLIOTECA DELLA PLEIADE, Torino, 1997