IL SESTO TOMO DELL'IO

Ugo Foscolo

 

Il libro che sta fra le mani del candido lettore è il sesto tomo dell’IO, opera annunziata nel paragrafo precedente, che n’è il proemio universale.normale

Mando innanzi il sesto, perché gli antecedenti volumi stanno ancora nel mio calamaio, e i futuri nel non leggibile scartafaccio del fato.normale

Comprende questo tomo il mio anno ventesimo terzo, dai 4 maggio del 1799 sino a’4 maggio del 1800. Unito che sia al corpo dell’opera, lascerà il frontispizio che porta.normale

Né si sospetti ch’io stampi un tomo alla volta per tastare il giudizio del pubblico. Con pace della critica e del disprezzo, proseguirò sempre a scrivere ed a stampare.normale

Ma perché scrivi? A ciò ho risposto nel proemio inseritovi ad hoc. Che se poi non avete voluto né saputo valutare le mie ragioni, eccomi presto a darvi la risposta che di pieno iure vi si spetta. Poiché lasciate suonare il piffero a chi, volendo ingannare la sua noia, disturba i vicini, non v’adirate s’io, che non so suonare alcuno strumento, tento d’ingannare, scrivendo, i miei giorni perseguitati ed afflitti!normale

E perché stampi?normale

E perché compri? D’altronde si può comprare e non leggere. E qui avrei voluto chiamare in testimonio le biblioteche de’ frati e de’ vescovi; ma, poiché sono state saccheggiate dagli agenti nazionali, mi trovo forzato a far citare quelle de’ commissari, dei finanzieri, dei generali e dei nobili… e di qualche letterato. Vuoi più? Tutta questa rispettabile ciurma potrà persuadervi ab experto che si può comprare, leggere e non intendere.normale

Fuor di scherzo. Vedimi ginocchione per confessarmi a’ tuoi piedi, o tollerante conoscitore dell’uomo.normale

Il proponimento di mostrarmi come la madre natura e la fortuna mi han fatto, fu un po’ d’ambizione. Lo so… ma… ti giuro ch’io non sono stato mai ambizioso. Ho sentito… lo dico arrossendo… ho sentito e sento (lascia prima ch’io mi copra con le mani la faccia) una febbre di gloria che m’ubbriaca perpetuamente la testa. Nella mia adolescenza le ho sacrificato la quiete della casa paterna e la certezza del pranzo giornaliero. I miei piaceri, i miei vizi, le mie passioni, il mio onore e perfino le mie speranze… Ora non ho altro… sono, quand’ella il voglia, sue vittime.normale

È vero ch’io spoglio talvolta questo fantasma della porpora e della tromba, e allora vedo in lui uno scheletro che traballa sulle ossa ammucchiate de’ cimiteri… casca, si dissolve e si confonde fra le altre reliquie della morte. Ma poi? torna a lusingarmi con la sua voce, che passa tra il fremito delle tarde generazioni e rompe co’ suoi raggi che a me sembrano eterni la caligine de’ secoli remoti. Tutte le mie potenze e i bisogni stessi della vita non parlano allora in me che con un rispettoso mormorio. Il solo pensiero che il mio nome sarebbe sepolto col mio cadavere mi distolse due volte dal mio vecchio proponimento di ingannare la fortuna, di liberarmi dalla noia del mondo e di contentare la umana malignità, rendendo questa misera vita alla terra. L’ambizioso ha l’anima gonfia, non elevata. Non ho mai brigato il fumo della letteratura, né i ricamati vestimenti de’ nostri magistrati. E, più che l’amore della virtù, il timore dell’avvilimento mi ha rattenuto sovente da quelle azioni che la società chiama delitti. Ma s’io… non forza politica umana, non prepotenza divina mi faranno rappresentare su questo mortale teatro la parte del piccolo briccone.normale

Da questo che ho detto avrai desunto, spero, quello che non posso dire. Bensì… Lo dirò? Sogno talvolta di nuotare alla gloria per un mare di sangue. Or tu puoi desumere ciò ch’io non posso dire.normale

Un pari accesso avea, non ha guari, abbattute le mie facoltà. Io aveva esiliato dal mio ingegno le vergini muse e dal mio cuore il dolce spirito dell’amore. Addio patria, addio madre, addio cara e soave corrispondenza di pacifici affetti. Pareami di consacrare alla libertà un pugnale fumante ancora nelle viscere de’ miei congiunti, e di piantar la bandiera della vittoria sopra un monte di cadaveri. La mia fantasia scriveva frattanto il mio nome sulle volte dei cieli. Ma io mi sentiva rodere a un tempo dalla fame di gloria, l’ulcera sorda del supremo potere. Se non che la disperazione di conseguirlo prostrò l’anima mia, la quale giaceva, aspettando il soffio distruttore della morte.normale

Una notte, nell’agonia dell’infermità, mi sono sentito asciugare il sudore del volto. Schiudendo gli occhi languenti, vidi al debile raggio di una lanterna un vecchio scarno e coperto d’un saio sdrucito; il capo calvo, la barba canuta e divisa in due liste. – Non conosci me più? – mi disse, sedendo presso al mio capezzale…………  ……..gno. Mi stringeva anzi affettuosamente: quindi mi stese la mano e mi confortava……. il mio sonno. – Non dormo, no – diss’io, sospirando profondamente e volgendomi dal suo lato, – non dormo… aspetto qui il sonno eterno! Ma tu che cerchi da me? –normale

Ed egli: – O mio figliuolo! Tu hai negletto la fortuna, perduto le scarse delizie della vita, consumata la gioventù, e, invece di pentirti, ti vai divorando quel poco d’ingegno che ti resta e che può solo acquistarti la gloria, il di cui cieco desiderio ti ha ridotto a questo deplorabile stato! – Il mio volto si rasserenava al suo dire, ma quest’ultime parole, destandomi pietà di me stesso, mi trassero una lagrima: ei l’asciugò col lembo del suo saio.normale

Avvedutosi ch’io mi forzava d’alzarmi sulle braccia rizzassi per aiutarmi: s’assise poscia, e, sostenendomi il capo con la palma della sua mano, proseguì: – Credimi: la fama degli uomini grandi spetta, per lo più, tre quarti alla sorte e un quarto ai loro delitti. Il vulgo giudica, più che dall’intento, dalla fortuna; la utilità fa passare in diritto la sceleraggine, spesso il terrore adula il potere e l’interesse magnifica sempre l’opulenza. Vedi le lodi che si sono date alle stragi? Ma se pure ti senti bastevolmente scelerato per aspirare all’eroismo, credi che la fortuna arriderà sempre alle tue imprese? Se tu cadessi fra via, saresti deriso come un demagogo; se nel coronamento dell’impresa, esecrato forse come tiranno… Non si può giovar mai a un popolo senza dominarlo! Aggiungi che gli amori della moltitudine sono brevi ed infausti. Né ti sarà concesso d’essere giusto impunemente. Un giovane, povero di ricchezze, ardente, ma inesperto di ingegno come sei tu, sarà sempre o la vittima del forte o l’ordigno del fazioso. Tu non potrai dire schiettamente: – Amo il mio amico, aborro il mio inimico, ed amo più la mia patria che i suoi governatori. – Oh! tu sarai spento dall’arma secreta della calunnia, la tua prigione sarà abbandonata da’ tuoi amici e il tuo sepolcro coperto d’infamia.normale

…Perché le antiche calamità della tua patria e le sue presenti sventure non ti hanno ancor insegnato che non si deve aspettar libertà dallo straniero, che scrive sempre le leggi col sangue.normale

Tutto è guerra nell’universo. Lo stesso interesse, che la trasse a liberarsi, la persuaderà facilmente all’assassinio e al saccheggio. E allora? E avrai tu la forza e il coraggio… l’universo cercava un amico al popolo. normale

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Rispetto alla dedica del libro, io la offro a me stesso. Ed è questo, dacché mi son posto a cucire la mia odissea, l’unico pensiero veramente comodo e pronto. Non mi costa un minuto di , di no, di ma, e mi risparmia la fatica e il rossore di scrivere una dedicatoria. Ond’io posso dal mio canto risparmiare e al mecenate e al lettore due pagine per lo meno di noia. Le cose tra me e me si passano in confidenza. D’altronde de’ miei avi, bisavi e proavi non saprei che mi dire; non li conosco. Potrei rimediare a questa ignoranza e al vuoto della carta col mio panegirico: ma non si può né si deve, e l’ipocrisia la proscrive assolutamente; e poi… chi crederebbe?… Biasimiamoci. Progetto nuovo e in salvo dalle mentite… Ecco, per altro, violate le regole, e la mia dedicatoria non sarebbe più una dedicatoria.normale

Nondimeno bisogna confessare che il libro è mutilato.normale

Vittoria, lettore! M’alzo a mezzo il pranzo, per non lasciarmi scappare il più bel pensiero del mondo. La dedica sarà scritta o dall’editore, o dallo stampatore, o dal libraio, o da un amico, o da qualche letterato, o da… – Odore di rancidume!normale

Dovrete dunque sempre, vergini muse, baciare la mano della ricchezza, che offre sprezzatamente un tozzo di pane al vostro sacerdote?normale

Lettore, finiamola; tu m’hai fatto tastare una certa corda… ed io non ci vo’ più pensare: non ci pensar nemmen tu.normale

Ma lo stampatore per non caricarsi la coscienza del pentimento de’ compratori che crederanno di portarsi a casa il libro con tutte le adiacenze e pertinenze, aggiunga nel frontespizio a lettere maiuscole: VI SARA’ L’EPIGRAFE, NON LA DEDICA: CHI LA VUOLE SE LA SCRIVA. normale

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Il mio cavallo andava di passo per la via dell’Appennino e il mio cane mi seguitava.normale

“Addio, addio, beato paese, ove la fortuna mi avea fatto obbliare per alcun poco le miserie dei mortali!”. Il mio cavallo intanto si fermava, perch’io potessi rivolgermi, e salutar da lontano i colli di Bologna, e la mia solitudine, e te, o Luigi, che forse parlavi secretamente di me…normale

Il nominarmi era delitto.normale

E te e te…, deliziosa fanciulla, che allora, chi sa? non ti accorgevi nemmen più ch’io ti mancassi.normale

Ma… addio! il destino forse mi ricondurrà più felice e più saggio… Ma… conviene dunque ch’io beva la saviezza nel calice della sventura? Sia: quand’io sarò stanco della burrasca, il naufragio sarà sempre pronto. Addio, dunque. Che, se mai, se mai non mi vedeste più… e se…

Se… –normale

Conviene, per altro, ch’io mi faccia conoscere a tutti quelli che non mi conoscono. Io dunque sono uno strumento fatto per ogni tuono, e appunto appunto per modulare le transazioni. normale

Nel momento de’ miei “addio” un reggimento di usseri trottava verso la Toscana. Il mio cavallo era normando di razza, di alta taglia, baio dorato, coda all’inglese, ampio petto, gambe snelle, orecchie ritte, collo e testa marziale… e vi era da scommettere cento contr’uno che nelle prime campagne della guerra presente egli avesse avuto il nome, le funzioni, e le qualità di Baiardo. Vero è ch’egli avea bisogno d’una valdrappa assai larga che gli coprisse la groppa, e, se si deve credere alla cronologia de’ cinque compratori che mi hanno preceduto, egli non contava che sedici anni… più o meno. normale

Ma gli si leggeva, per altro, e nella fronte e nel portamento “Storie de’ prischi tempi e forti fatti”; onde è naturale che il trottar degli altri cavalli gli abbia ridestato la memoria delle antiche battaglie e il pizzicore di farsi apprezzare. Aggiungi la mia divisa militare, la mia lunga scimitarra e un gran pennacchio che mi ondeggiava sopra il cappello…normale

Insomma il mio cavallo cominciò prima a sorbettare e poi a gareggiare di trotto. Lo dirò? Mi sono in un momento passate dalla testa le care e meste memorie… Io precedeva la cavalleria, arieggiando il valor di Rinaldo, non parlando più ai colli di Bologna, i quali, ad onta de’ miei saluti patetici non m’avrebbero mai dato risposta… Così almeno credo. normale

Perch’io reputo meno degenerata la schiatta de’ cavalli che de’ cavalieri. I nostri eroi, stanchi delle strane avventure, movono guerra, e vincasi per fortuna o per ingegno, all’opulenza e al piacere, ed offrono in tributo alle Dulcinee una parte della conquista. E qual Venere mai oserebbe appressarsi all’alloro, se non sentisse da lungi l’odore del mirto intrecciato e lo splendore del…normale

Ma voi, signor generale, m’intendete, senza ch’io vi annoi di più, e mi crederete senza ch’io giuri… Ve’ nondimeno un dubbio insolente: vi sono stati mai degli eroi?… Non vi corrucciate, vi prego: questo sia per non detto.normale

Un pensiero per altro rovescia tutte le riflessioni precedenti, le quali si potrebbe far a meno di leggere. Dico dunque che la cavalleria di que’g enerosi erranti non ha potuto mai esistere… se non come la sovranità popolare… Ed eccone la ragione.normale

Non si legge mai ch’essi avessero dell’oro.normale

E non so come… non sieno stati cacciati dai castellani, dov’essi albergavano a spese dell’aria. Non v’è dunque oggetto di comparazione fra i paladini e voi, signor generale. – Ma con gli eroi di Plutarco? – Appunto appunto. Se non che la più gran parte di que’grand’uomini erano nati ricchi; e voi, che lo sapevate, vi siete arricchito da voi stesso…normale

Fra tanto e tanto, è vero egualmente.normale

Ma, così svagandomi, mi sono obbliato di dirti che ho veduto il tuo B… Mi accolse di buon cuore, forse perché non ha sospettato della mia trista fortuna… o forse ancora per lo stato cadaverico in cui lo aveva lasciato una febbre maligna, che non gli permetteva ancora di respirare il libero soffio dell’aria. Gli uomini non perdono l’orgoglio se non con le forze.normale

- Io torno dalla soglia della morte – mi disse fievolmente, porgendomi la mano tremante.normale

Quel giorno mi sono guardato di nominarti.normale

Io avrei toccato nel cuore del povero malato una corda, la di cui vibrazione non sarebbe cessata sì tosto. normale

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Che fai, deliziosa fanciulla? Io credeva che il tuo cuore, volando dietro a’ piaceri non si ricordasse più del suo Lorenzo. Tu non sei sventurata, non sospiri con me la perduta felicità. Una mesta illusione ti chiama sovente nella mia solitudine. Io ti parlo e mi faccio rispondere. Talvolta, rammentandomi le nostre ore di paradiso, ti mando de’ baci; e mi sento su le labbra una certa fresca soavità come se tu m’avessi baciato in quel momento. E ieri io m’alzava dal letto salutandoti: – Addio, addio, piccola deità: tu forse non sai, né t’importa, s’io vivo –. Ma verso sera la tua lettera mi ha rimproverato i miei sospetti; ed io l’ho bagnata di lagrime riconoscenti.normale

Buon giorno, dunque. Che la tua bellezza e la tua gioventù sorridano sempre come l’aurora di questa mattina. Sempre?… Cielo, cielo, abbi pietà della mia giovinetta!normale

Che ti dirò intanto?… I miei mali?… no: la tua compassione sarebbe un balsamo, è vero, al mio povero cuore; non sarà però mai ch’io voglia avvelenare la pace e la voluttà, fatte per la tua anima angelica e per la tua sacra bellezza.normale

Tu vuoi nondimeno ch’io ti scriva quello che ho imparato nel mio viaggio. Innocente! Gli uomini son tutti bassi con la ricchezza e orgogliosi con la povertà. Ciascuno è scellerato, quando il proprio interesse non lo strascini a offrire delle ipocrite adorazioni a quel fantasma, che la società, cui torna d’ingannarsi e d’ingannare, chiama pomposamente “virtù”. Ecco tutto.normale

Ma io scrivo a te, e non alla ipocondriaca filosofessa che comincia finalmente a moralizzare… e ne appello ai vecchi amici di casa, tornati nella grazia di Madonna dopo l’ingrato abbandono… Cura per altro di non nimicartela. Le antiche galanti sono per lo più di buon cuore, e cercano per le altre quello che hanno perduto con la giovinezza fuggitiva.normale

Ascolta. Le donne belle sono nate per amare, e per essere amate. E tu forse mi dici sorridendo: – Lo so meglio di te. – Bada; ancora non t’avvedi che mille basse passioni e il cieco delirio dell’amore turbano quasi sempre le delizie del piacere. Imita la celeste Temira. a questa sacerdotessa di Venere ho consacrato le primizie della mia gioventù. Ella amava le buone qualità delle donne, e sfuggiva senza maldicenza i lor vizi. Ammirava in taluna lo spirito, in tal altra il cuore, in questa la gioventù, in quella i vezzi, ed ammirava tutti questi doni in se stessa… Ma non n’era avara per questo. Viveva e lasciava vivere. Il mistero apriva e chiudeva le cortine del suo letto: – il mistero, intendi? – Era amante per cinque giorni, ma amica per tutta la vita.normale

Era un dopo pranzo d’estate. Ella stava ignuda sopra il suo letto. Appoggiava il gomito sui guanciali, e la testa alla palma della mano. Io le giaceva vicino ancora anelante, e appena uscito dagli arcani misteri ove la dea mi aveva iniziato. Mi accarezzava scherzando; ed io alzava di tratto in tratto la testa e la baciava quasi per ringraziarla, libando dalle sue labbra i respiri, per i quali ella rinveniva a poco a poco dalla sua voluttuosa agonia. Il desiderio intanto, calmato ma non estinto, mi porgeva il nettare del piacere; ed io lo assaporava a piccoli sorsi. Le mie mani e i miei sguardi erravano qua e là estatici su quelle bellezze che l’impeto della passione m’avea dapprima mostrato confusamente. La sua bocca umida e socchiusa, la fisionomia spassionata, gli occhi più azzurri che mai, nuotanti in un languore voluttuoso, le guance impallidite e rugiadose di sudore, le chiome sparse in onde dorate su le braccia, su le spalle e nel petto, le poppe lievemente sommosse dai palpiti del cuore… Eterno Iddio! perché hai scolpito così tenacemente nella memoria la felicità, che tu, tu… m’hai rapito per sempre?normale

Oh!… ma la mia curiosità mi teneva sospeso su le sue forme… Da quel giorno l’anima mia ha sempre filosofato sul bello, e ha sdegnato i vezzi troppo comuni di tant’altre donne.normale

La mia mano scorrea mollemente per le sue membra bianchissime incarnate di rosa. Ho osato… ove una fina lanugine biondeggiante…… normale

– Piccolo birichino – disse Temira – baciandomi e sorridendo della mia ingenuità, – m’ami tu dunque? – Io la guardai. – Fedelmente? – replicò Temira, che avea sentita tutta l’eloquenza della mia occhiata.normale

– S’io t’amo, s’io t’amo? – esclamai.normale

– Oh! in questa età – proruppe Temira, abbracciandomi – solo in questa età gli incensi degli uomini sono puri. Allora soltanto noi respiriamo per un momento il profumo delicato del candore e della fedeltà… Ma… un momento!normale

– Io – proseguì – stava tra il sì e il no sul pensiero d’offrire io medesima il tuo primo sacrificio alla natura. Temeva di aprire al tuo cuore inesperto ed impetuoso la via del dissipamento. Io già sentiva il rimorso di sviarti dalle utili discipline ed di rapirti gli amabili vaneggiamenti di un amore non ancor conosciuto… Ma d’altra parte mi parea di vederti strascinato dalla prepotenza del tuo naturale a comprare i baci da una bocca affannata, guastando la tua salute e la tua gioventù. Talvolta ti sentiva, a piedi di una superba, maledire l’amore, e gemere respinto e sprezzato. Le donne virtuose nei sospiri de’ loro amanti sfortunati non altro alimentano che una perfida compiacenza… Vien’ dunque, vieni. Gli abbracciamenti d’una donna che t’ama t’ammaestrino nel vivere e t’allontanino dal vizio.normale

Bada!… non innamorarti! –normale

(Oh! avessi creduto a Temira, non avrei tentato di offrire a’ tuoi piedi, o Teresa, il mio cadavere senza neppure la speme di una lagrima. Ma… così è: ho dovuto sempre bevere la saviezza nel calice della sventura. Io ti sarò amico sino all’ultimo fiato; ma… amarti! Non più mai! Io fuggo le memorie della tua bellezza e della tua crudeltà, simile a un’ombra lamentosa…)normale

- Cogli i favori delle belle donne, come i fiori delle stagioni.normale

Se il cielo ti darà una sposa, dividi con essa tutta la tua felicità, e dividi con essa nelle disgrazie il pane e le lagrime. Amatevi, e se vi fosse concesso, amatevi eternamente. Ma questo amore perfetto se lo hanno purtroppo riserbato i numi. Ancor non è poco se due amanti, spenta la passione, non s’odiano. Prevenite gli ultimi giorni di una passione languente che cede sempre il loco alle furie della gelosia e dell’onore. La tristezza, il sospetto e il tradimento passeggiano sempre d’intorno al letto di due sposi gelosi. Non vi rapite la sacra amicizia, unico balsamo all’amarezze della vita. l’amore perfetto è una chimera: il desiderio fa beati alcuni momenti e l’amicizia conforta tutti i tempi, ed unisce tutte l’età. Va’, mio ragazzo, te’ un bacio: non mi giurare fedeltà ch’io né la credo né la voglio.normale

Vi era, o Psiche, nel tempio di Venere un voto con questa iscrizione: “Non amo più Tirsi; né prego di amarlo ancora. Dea! Fa’ che Dorilo m’ami”.normale

Io voleva insegnarti le lezioni della mia precettrice fino dal giorno che ti ho detto: – Mi piaci. – Ma chi era sì pazza da rapire al piacere le brevi ore furtive, appena sfuggite al sospetto del tuo geloso marito? Mi scrivi pertanto ch’ei s’è corretto. Buon per lui: che il cielo e la buona fortuna gliene rendano il merito. Tu se’ giovinetta, egli vecchio. Prenda dunque da’ tuoi sedici anni quello che può, e che… per giustizia non gli viene. La natura in fine de’ conti si ride delle leggi ipocrite della società. Tu l’ami come fratello, tu l’onori come padre, tu l’accarezzi come sposo; gli basti. Tu né sei né sì prodiga né sì vana da ruinare gl’interessi domestici. Il mondo esige le immagini della virtù e dell’amore e tu le conservi. Poche mogli fanno altrettanto.normale

Io non so, piccola biricchina, s’egli fu il primo a cogliere il primo boccio di rosa della tua primavera. Sorridi? Per me, non posso giurare né per il sì né per il no.normale

Ma tu, chiunque tu sia, beato mortale che l’hai colto, inginòcchiati meco dinanzi la madre natura.normale

O natura! Accogli quest’inno de’ tuoi figli. I mortali dovrebbero maledirti e renderti questa vita. Pianto, speranza, terrore e morte, ecco i nostri elementi. Ma tu hai creato la Bellezza! E noi, adorandola, ti rendiamo grazie anche per i nostri mali.normale

La preghiera è fatta. normale

Ora lasciati pregare e persuadere anche tu, mia fanciulla. Il bello è sì raro! Tu saresti ingrata con la natura, se non ne distribuissi a que’mortali, che, piacendoti, acquistano il diritto di possederlo. normale

A questo proposito mi ricordo che Temira mi diceva sovente: – Io faccio felici gli uomini per quattro motivi: normale

per bisogno,normale

per dovere,normale

per capriccio,normale

per compassione. – normale

Ma a quest’ora il regno di Temira è finito. Il tempo ha sfogliato le rose della bellezza. Ella, o Psiche, ti cede il loco. normale

Temira! il tuo regno è finito; ma io… e non so di che amore… ma io t’amo ancora.normale

Il mio amore non è certo platonico.

Non è l’amore dei baci.normale

Non è sentimentale.normale

Non è di desiderio.normale

Non è di speranza.normale

Non è di gelosia.normale

Non è di ambizione.normale

Non per costume.normale

Non è per puntiglio.normale

Non è per progetto.normale

Non per cavalleria.normale

Non è… non è…normale

Chi può dirlo? Ma io so che spargerei tutto il mio sangue per te.normale

Che importa se il tempo ha sfogliate le rose? La fragranza rimane ancora, e l’amicizia la respira.normale

Le passioni, più che l’età, hanno oscurato nel mio sembiante il raggio della giovinezza: eccomi sventurato e filosofo. Sorridono le mie labbra, ma non il sorriso della gioia. E, se talvolta rido pazzamente, rido di me, che ho compianto la perfidia degli uomini senza avvedermi che non si può cambiar la natura.normale

Se dunque, o Psiche, io ti addito il loco di Temira, non è ch’io lo faccia per me: io non ti vedrò forse più. A me basta se tu conforti con un sospiro la memoria di quest’esule sfortunato. Che la sacra amicizia te ne ricompensi! Ella renderà serena la tua vecchiezza, come adesso l’amore fa gaio il tuo aprile.normale

Io scrivo… e ogni lettera ch’io traccio m’avvisa che la vita segue con pari rapidità la mia penna. Il tempo vola e divora il creato. Passano l’ore simili alle nuvole cacciate dagli aquiloni… Tutto cangia, tutto si perde quaggiù… tutto! Quelle trecce, che tu con tanta cura conservi… vedi vedi! ti biancheggiano fra le dita. Ogni bacio, ogni addio è il preludio di quella eterna separazione che ci aspetta!… Presto!… copriti gli occhi, fino che io chiuda di nuovo le cortine del futuro, aperte dalla mia mano indiscreta. normale

Che lunga lettera! Per me vorrei che non finisse mai. Io vivo ancora con te… almen come posso. Non so che intenzioni possa avere il destino su la magra e malinconica persona del povero Lorenzo. Lasciamo dunque scrivere… Forse, chi sa, questa lettera ti porterà il mio ultimo addio.normale

T’assista la fortuna , mia buona e cara fanciulla! Tu lo meriti, perché hai il cuore ben fatto. Ma… che il tuo cuore appunto non ti tradisca! Non piegarti ai primi sospiri di un amante: lo perderai per sempre! Innanzi di svelare tutti i tuoi vezzi, fa’ come la madre d’Amore, che, prima di scendere fra gli abitanti di Tempe si lasciava adorare avvolta dentro una nuvola, facendosi conoscere all’aura de’ suoi capelli profumati d’ambrosia.normale

I numi festeggiavano un giorno in un convito celeste il ritorno di Venere dagli oracoli d’Amatunta. Per onorare la dea, ciascuna delle altre dive ornò le Grazie del proprio pregio. La Grazia, cui Diana concesse il pudore, fu adorata dai mortali come la primogenita e la più bella. normale

Con tutto ciò, non mi so dar pace nell’idea di andare ognora vagabondo come un arabo, portandomi tutto quello che ho sulle spalle. L’ora del mio ritorno è la più bella ch’io segni sempre nel mio giornale. Conoscendo la mia e la universale scelleratezza, ho d’uopo, per guardarmi, di sapere le leggi che mi condannano e mi proteggono e di avere alcune migliaia d’uomini interessate a difendermi dall’avidità e dall’orgoglio del mio vicino. Ogni sventura che mi succede in un paese straniero mi […] gli antichi amici, le benedizioni e gli addio della mia povera madre e il pacifico piacere di temprare, come suol dirsi, il verno al proprio foco. Chi è quell’italiano che, tornando a casa, non senta, scendendo dalle alpi, l’aria piena di vita e di salute, e non dica con lacrime di gioia: – Beato colui che possiede in questa terra un riso, un amico, una sposa e un raggio di fortuna!normale

Pare che la natura ci abbia costruito il corpo fisico per vivere solamente dove siamo nati.normale

Mi sovviene del povero svizzero. normale

I numi festeggiavano un giorno in un convito celeste il ritorno di Venere dagli oracoli d’Amatunta. Per onorare la dea, ciascuna dell’altre dive ornò le Grazie del proprio pregio. normale

[Lettore, se vuoi terminare la lettera, salta questo paragrafo che non c’entra.normale

“Immergendomi in quel laghetto, io cantava un inno alla natura ed invocava le ninfe, amabili custodi delle fontane. – Illusioni! – grida il filosofo. E non è tutto illusione? Tutto! Beati gli antichi che si credevano degni degli abbracciamenti delle dive, che sacrificavano alla bellezza e alle Grazie, che diffondevano lo splendore della divinità su le imperfezioni dell’uomo, e che, accarezzando gl’idoli della lor fantasia, trovavano il bello ed il vero”.normale

Parole dello sfortunato amico mio Jacopo Ortis. Siegue la lettera.]normale

E n’abbiamo ragionato sovente, io e l’amico mio Diogene; il quale non è poi, come si pretende, l’uomo il più villano del mondo. Né tutta la sua eloquenza, né il suo esempio, che vale assai più, mi hanno potuto mai fare cosmopolita nel cuore… non posso. La mia ragione, presa alle strette dagli argomenti e dalla trista verità dell’esperienza, ha detto, scotendo appena la testa, di sì; ma il cuore (e Diogene, che lo sa, ve ne attesti) è restato da quel dì malinconico, e non ha risposto neppure un et.normale

Ho dormito più volte i miei sonni pacifici su la paglia, e ho cenato allegramente sul desco della povertà. Nelle mie meditazioni ho congedato la vita col disdegnoso sorriso di tutti gli antichi e moderni sprezzatori di morte; non eccettuato il buon Seneca, che (sia detto fra noi) si accarezzava, tremando, un fiato di vita con l’acqua ora di uno ora di un altro ruscello, e coi legumi piantati sospettosamente dalla propria mano ne’ suoi lussureggianti giardini. Ma la patria?… Il cielo non me ne ha conceduto; anzi ordinò alla fortuna di gettarmi nel mondo come un dado.normale

Dai precedenti tomi dell’IO che voi, madama, avete già letto, o leggerete, o sarete per non leggerli mai (non sono ancora scritti), sapete ch’io nacqui in Grecia, che io trascorsi l’infanzia fra gli egiziani, la fanciullezza nell’Illiria, la giovinezza su e giù per l’Italia, la prima virilità in Francia, come vedete, e il resto di vita… Dio sa!normale

Aggiungete che mio padre mi lasciò erede del suo genio ambulatorio, ed io mi struggo di cercar nuove terre per anatomizzare sempre più gli uomini, ed adorare la madre natura… Ma se voi, madama, leggendo sin qui le poche pagine del mio libro vi siete affezionata all’autore, che… normale

  normale

Mi son trovato rinchiuso fra due montagne nere, aride, circondate in tutta la loro altezza da orribili precipizi e da abissi profondi. Presso le loro vette le nuvole erravano lentamente fra alberi funebri… Due stavano sospese sui loro sterili rami.normale

O conquistatori, qui qui contemplate lo spettacolo dei stermini di cui affliggete la terra…normale

Le brighe della mala fede mercantile.

–   Non conoscete persona del mondo? – dicevano a un tavolino due galantuomini ad un uomo, che avea sembianza d’essere un viaggiatore.normale

–   No.normale

–   E che fate qui?normale

–   Passo il verno.normale

–   Bel clima questo!… ma non vi divertite.normale

–   Ho giuocato e ho perduto.normale

–   Che fate dunque?normale

–   Passeggio.normale

–   Tutto il giorno?normale

–   Passeggio.normale

–   Vi annoierete.normale

–   Talvolta.normale

–   E allora? – diss’io, che stava in piedi, levandomi con due mani il cappello di testa, e ponendolo dispettosamente sul tavolino…normale

–   E allora, fumo. – normale

Scoteva intanto le ceneri della sua pipa, e s’apparecchiava a riempirla di tabacco… Egli aveva bisogno di fumare ed io di partire: i due genovesi restarono ad ammazzare il tempo sui loro sedili; il viaggiatore si pose a fumare ed io sono andato dove m’è piaciuto. normale

Alla soave rugiada della laude la laude fiorisce come le piante alla rugiada del cielo. normale

Ma spetta solo agli uomini dabbene il lodar l’uomo dabbene. normale

La vita è un epigramma, di cui la morte è l’aculeo. normale

Io cerco qui il mio cuore ma non lo trovo più. Oh! mia giovinezza! normale

Onde, o mio confessore, io spero che questo libro ti desterà i pensieri destati da una lapida sepolcrale incontrata in un passeggio solitario. normale

Filippo domandava alla fortuna di temperare la sua felicità con una disgrazia. normale

Passeggiere, va’, e di’ a Sparta che noi riposiamo qui per avere obbedito alle sue sante leggi. normale

Oserei definire, la civiltà: la perfetta arte di fingere.normale

E la virtù: il secreto di mascherare tutti i volti. normale

Ma, o tu pure che vinci, dove tu ti lusingassi di un vantaggio su l’umanità… normale

O mio figlio, la natura geme al nascere di un eroe, e sorride su la sua tomba. normale

Ah! ora m’avvedo che il saggio vecchio mi ha riserbato questa illusione per non calarmi ad un tratto il sipario ed affrettare così la mia morte normale

La venerabile povertà… I tuoi conoscenti t’incontreranno, e torceranno gli occhi per non riconoscerti. normale

O dolci sponde, o sacre case, o feconde campagne di Italia echeggianti dei nostri gemiti e rosse del nostro sangue!

Guai, se tu t’abbandoni alle prime occhiate d’un amante! lo perderai per sempre. normale

Di coloro che spandono i loro tesori per disgustarsi di quanto v’ha di più bello nella natura… normale

Quelle piccole cose che son di tanto valore, la virtù e l’amore, son parole morte; ma le loro immagini piacciono. normale

Ogni uomo pare che sia fatto per vivere nella sua patria ed io… per abbandonarla. normale

La nostr’anima riceve dalla divinità, dalla quale è emanata, una debole conoscenza dell’avvenire. normale

Ma io sono diffidente… lo giuro per le mie tante e sì crudeli sventure… ch’io in questo non ho altra colpa se non d’essere stato troppo ingenuo, e d’aver dato occasione agli uomini di darmi delle lezioni, sacrificandomi alla umana malignità e alla sociale furberia. normale

Il male partecipa della natura dell’infinito, e il bene del finito. normale

Io mi credo più savio di tutti poiché rispetto i misteri della natura. normale

L’abbondanza di idee non è che penuria.

Scienza, elezione e perseveranza, ecco la virtù e il delitto. normale

Prudenza, ecco tutto. normale

I filosofi hanno voluto gli uomini numi.

La virtù unisce il cielo con la terra.

La nostra vita partecipa de’ principi comici e tragici; l’intreccio sono le nostre follie, e lo scioglimento la nostra morte. normale

Talete rispose a quei che gli domandò che ci vuole per esser felice: – Sanità, ingegno e fortuna. – normale

L’eccesso de’ piaceri è l’unico ristoro ai popoli fatti vili e infelici dalla tirannide.normale

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