RIME DI DEVOZIONE

Alessandro Manzoni

 

XXXIII

SUL NOME DI MARIA

[Settembre 1823]

 

                        Santo nome, in fra i mortali

            Quale è il nome che ti avanza?

            Tu sei nome di speranza,

            Tu sei nome di pietà.

5                      Se d'Adamo il pazzo orgoglio

            Al Signor ci fa ribelli,

            Per te, o Madre, siam fratelli

            Di Colui che ci creò.

                        Per te ancora al Ciel perduto

10        Nostra mente si solleva;

            Tu ci togli al fallo d'Eva,

            Tu ci torni al primo onor.

                        Quando pesa sul cuor mio

            L'ingiustizia dei mortali,

15        Quando a me verranno i mali,

            Il tuo nome invocherò.

                        Se dei troppi falli miei

            Caggio sotto all'empie some,

            Ripetendo il tuo bei nome

20        Io mi sento confortar.

                        Egli è umìl non men che mondo,

            Questo giglio delle valli;

            perch'Ella è senza falli

            Mai rigetta chi fallì.

25                    Ché ben sa che s'Ella intatta

            Tutto corse il tristo esigilo,

            È sol grazia del suo Figlio,

            Che la volle preservar.

                        Tu se' gioia ai cuori afflitti,

30        Tu se' guida ai passi erranti,

            Tu se' stella ai naviganti,

            Tu se' grazia ai regnator.

                        Se la vita è un tristo calle

            Tutto sparso di ruine,

35        Questa rosa in fra le spine

            Il cammino allegrerà.

                        Tu conosci 1 nostri guai:

            Per noi dunque il Figliuoi prega;

            Se ad ogni uom Egli si piega,

40        Per la Madre che farà?

                        Non ti chieggo della terra

            Le delizie passeggere,

            Ne lo scettro del potere

            Ne la febbre degli onor;

45                    Prega Lui che alle nostre alme

            Verso il Ciel dia corso e lena,

            E la polvere terrena

            Ci dia forza a disprezzar.

                        Fa che sempre io mi ricordi

50        Il colpevol viver mio,

            Onde alfin, placato e pio,

            Lo dimentichi il Signor;

                        Onde possa, ancor che indegno,

            Rimirarlo senza velo,

55        E udir gli angioli del Cielo

            Il tuo nome risuonar.

 

XXXIV

IL NATALE DEL 1833

            Tuam ipsius animam pertransivit gladius.

                                        Luc, II, 35.

[14 marzo 1835]

 

                        Sì, che tu sei terribile!

            Sì, che in quei lini ascoso,

            In braccio a quella Vergine,

            Sovra quel sen pietoso,

5          Come da sopra i turbini

            Regni, o Fanciul severo!

            È fato il tuo pensiero,

            È legge il tuo vagir.

                        Vedi le nostre lagrime,

10        Intendi i nostri gridi,

            Il voler nostro interroghi,

            E a tuo voler decidi.

            Mentre, a stornare il fulmine

            Trepido il prego ascende,

15        Sordo il tuo fulmin scende

            Dove tu vuoi ferir.

                        Ma tu pur nasci a piangere;

            Ma da quel cor ferito

            Sorgerà pure un gemito,

20        Un prego inesaudito;

            E Questa tua fra gli uomini

            Unicamente amata,

            Nel guardo tuo beata,

            Ebra del tuo respir,

25                    Vezzi or ti fa; ti supplica

            Suo pargolo, suo Dio;

            Ti stringe al cor, che attonito

            Va ripetendo: È mio!

            Un dì con altro palpito,

30        Un dì con altra fronte,

            Ti seguirà sul monte,

            E ti vedrà morir.

                        Onnipotente . . . . .

 

 

XXXV

STROFE PER UNA PRIMA COMUNIONE

Strofe da cantarsi da un coro di giovanetti alla prima Comunione nella I[mperial] R[egia] Chiesa prepositurale di Santa Maria della Scala in S. Fedele, Milano.

 

PRIMA DELLA MESSA

[1832]

 

            Sì, Tu scendi ancor dal cielo;

            Sì, Tu vivi ancor tra noi;

            Solo appar, non è, quel velo:

            Tu l'hai detto; il credo, il so;

5          Come so che tutto puoi,

            Che ami ognora i tuoi redenti,

            Che s'addicono 1 portenti

            A un amor che tutto può.

 

ALL'OFFERTORIO

[1837]

 

                        Chi dell'erbe lo stelo compose?

10        Chi ne trasse la spiga fiorita?

            Chi nel tralcio fe' scorrer la vita?

            Chi v'ascose dell'uve il tesor?

            Tu, quel Grande, quel Santo, quel Bono,

            Che or qual dono il tuo dono riprendi;

15        Tu, che in cambio, qual cambio! ci rendi

            Il tuo Corpo, il tuo Sangue, o Signor.

                        Anche i cor che t'offriamo son tuoi:

            Ah! il tuo dono fu guasto da noi;

            Ma quell'alta Bontà che li fea,

20        Li riceva quali sono, a mercè;

            E vi spiri, col soffio che crea,

            Quella fede che passa ogni velo,

            Quella speme che more nel cielo,

            Quell'amor che s'eterna con Te.

 

ALLA CONSACRAZIONE

[1832]

 

25                    Ostia umìl, Sangue innocente;

            Dio presente, Dio nascoso;

            Figlio d'Eva, eterno Re!

            China il guardo, Iddio pietoso,

            A una polve che Ti sente,

30        Che si perde innanzi a Te.

 

PRIMA DELLA COMUNIONE

[1834]

 

                        Questo terror divino,

            Questo segreto ardor,

            È che mi sei vicino,

            È l'aura tua, Signor!

35        Sospir dell'alma mia,

            Sposo, Signor, che fia

            Nel tuo superno amplesso!

            Quando di Te Tu stesso

            Mi parlerai nel cor!

 

ALLA COMUNIONE

[1834]

 

40                    Con che fidente affetto

            Vengo al tuo santo trono,

            M'atterro al tuo cospetto,

            Mio Giudice, mio Re!

            Con che ineffabil gaudio

45        Tremo dinanzi a Te!

            Cenere e colpa io sono:

            Ma vedi chi T'implora,

            Chi vuole il tuo perdono,

            Chi merita, Chi adora,

50        Chi rende grazie in me.

 

DOPO LA COMUNIONE

[1832]

 

                        Sei mio; con Te respiro:

            Vivo di Te, gran Dio!

            Confuso a Te col mio,

            Offro il tuo stesso amor.

55        Empi ogni mio desiro;

            Parla, ché tutto intende,

            Dona, ché tutto attende,

            Quando T'alberga, un cor.

 

XXXVI

PER LA PRIMA COMUNIONE

 

                        Vieni, o Signor: ripòsati,

            Regna nei nostri petti,

            Sgombra da' nostri affetti

            Ciò che immortal non è.

5                      Discendi: ogni tua visita

            Prepari un tuo ritorno,

            Fino a quell'aureo giorno

            Che ci rapisca in Te.